Ex Lazzaretto, un milione per il restauro

L’immobile incastonato nelle mura malatestiane è stato stimato 378mila euro, ma la riqualificazione sarà piuttosto onerosa

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di Raffaella Candoli

Non si placano le polemiche conseguenti all’annuncio del Comune, di inserire l’ex Lazzaretto, antico edificio incastonato nelle trecentesche mura malatestiane nei pressi di San Domenico, nel Piano delle alienazioni con altri 21 immobili comunali. Una decisione in contrasto con il protocollo d’intesa, siglato giusto un anno fa dal Sindaco Enzo Lattuca e il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Roberto Graziani - presente la Soprintendente Lisa Lambusier - per coordinare azioni finalizzate al recupero dell’intera cinta muraria cesenate, inclusi anche gli immobili di "Porta Fiume", "Ex Lazzaretto", "Rocca Nuova" e "Rocca Vecchia". Alle obiezioni sollevate da Italia Nostra, Università della terza età, da Luigi Di Placido della lista civica Cambiamo e dal console del Touring club Pier Luigi Bazzocchi, il sindaco si è detto stupito di tanto interesse tardivo, che molti cesenati non sappiano neppure dove sorga l’edificio, che la sua tipologia si presta ad esclusivo uso abitativo e che, pur con i vincoli della Soprintendenza, solo un privato sarebbe in grado di sostenerne il restauro.

Ma il Comune non è sempre stato dell’idea di privarsi dell’Ex Lazzaretto, pur ammettendo di non potersi sobbarcare i costi del recupero. Paolo Lucchi e Carlo Battistini, nella loro qualità di allora di sindaco e vicesindaco, il 10 dicembre 2013, "prendendo le mosse dalle linee di indirizzo approvate in giugno dal consiglio comunale", diffondevano un comunicato stampa, riguardante la delibera di giunta approvata in quella stessa data, che identificava nove immobili di proprietà comunale individuati per progetti di recupero e ne indicava per ciascuno anche il tipo di attività cui destinarli: l’ex Lazzaretto per finalità legate all’associazionismo. "L’idea – continuava il comunicato – è di assegnarli a condizione particolarmente facilitate a enti, associazioni, o altri soggetti privati per lo sviluppo di attività culturali, sociali ed economiche, a patto che gli assegnatari si facciano carico anche delle opere di manutenzione e, naturalmente presentino un progetto coerente con le finalità dell’Amministrazione e sostenibile da un punto di vista finanziario. Anche perché una volta recuperati gli edifici potrebbero ricoprire un ruolo significativo per la vita sociale del quartiere in cui sorgono". Il valore dell’immobile nella condizione di estremo degrado in cui si trova è stimato in 378mila euro, da moltiplicare forse per tre le spese di restauro conservativo.