Fino in Bielorussia per riabbracciare Julia

Una coppia di Cesenatico ha rivisto dopo tre anni la 14enne orfana, ospitata grazie alle iniziative dell’associazione Piccolo Mondo

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di Raffaella Candoli

"I legami del cuore sono più forti di qualsiasi impedimento, non vedevamo Julia dal Natale 2019 e siamo partiti alla volta della Bielorussia". Mara Casali e Daniele Casadei sono una coppia di Cesenatico, appena rientrata da un soggiorno a Kobryn, a 50 chilometri da Brest, sul confine bielorusso tra Polonia e Ucraina. Sono una delle famiglie accoglienti dell’associazione Piccolo Mondo Onlus che ho fondato e presiedo dal 1996 in seguito al disastro nucleare di Chernobyl. Da quel giorno centinaia di bambini di orfanotrofio hanno trovato a Cesena e nelle province romagnole nuclei familiari che si sono fatti padri, madri, fratelli (per tre mesi d’estate e uno a Natale ripetuti nel tempo dai 7 ai 18 anni di età degli ospiti) per quegli orfani cui un accordo tra Italia e il loro Paese consentiva un soggiorno a fini terapeutici e solidaristici. Ma, da quando la Bielorussia si è schierata con la Russia nella guerra in Ucraina, una serie di sanzioni hanno colpito quello Stato e pure i minori sono entrati nelle voci coinvolte.

C’è stato di mezzo anche il Covid, che ha imposto ragioni di prudenza alle ospitalità, ma è anche vero che il Governo italiano non ha più firmato gli elenchi di adozione internazionale con la Bielorussia, il che lede i diritti di decine di ragazzi in attesa di avere una vera famiglia; e la Bielorussia non ha più concesso i visti all’espatrio temporaneo a ragazzi di istituto e senza genitori. Inoltre, se fino a marzo di quest’anno era possibile raggiungere l’aeroporto di Minsk, con voli della compagnia bielorussa Belavia da Roma, e in poco meno di tre ore coprire una distanza di duemila chilometri, ora nessun velivolo dell’Unione europea può sorvolare lo spazio aereo bielorusso, né possono partire da lì aeromobili verso l’Europa. E, dunque i nostri Mara e Daniele, hanno fatto un viaggio assai articolato e che in aereo da Rimini li ha sbarcati a Varsavia capitale della Polonia.

"Da quel momento i tempi si sono dilatati - racconta Daniele –: per varcare le due frontiere, poi in attesa di un pullmino con autista che avevamo noleggiato, che ci conducesse a Brest nel sud-ovest della Bielorussia. Da lì, altro taxi per raggiungere Kobryn dove abbiamo prelevato una maestra amica di Piccolo Mondo e infine altre ore d’attesa per poi trovare un altro taxi che percorresse una 50ina di chilometri per raggiungere Divin, dove si trova l’orfanotrofio che accoglie Julia. Frequenti, soprattutto al ritorno, sono state le fermate con perquisizione personale, controllo dei passaporti e delle valigie da parte della polizia locale ". "Ma – interviene Mara- all’andata ci sosteneva la spinta emotiva di vedere la nostra Julia, 14 anni, che ci attendeva nella sua stanza dell’internat di Divin e che, abbandonando la sua proverbiale riservatezza, vedendoci, si è sciolta in un pianto a dirotto. Questa era la seconda volta che andavamo in Bielorussia, ma non abbiamo incontrato altri italiani come era facile vedere in passato. La gente del posto lamenta un incremento del costo della vita, ma di guerra non parla". "Negli ultimi due anni – proseguono i coniugi – i rapporti con Julia sono stati solo telefonici e difficili perché il suo cellulare era danneggiato e in ogni caso, una conversazione a distanza con una ragazzina poco loquace e che parla italiano sporadicamente, non è semplice". Comunque, i coniugi Casali hanno potuto tenere con sé in albergo la ragazzina col permesso della vicedirettrice, soddisfare qualche suo desiderio, quale mangiare al ristorante Venezia, offrire merenda e frutta ai bambini dell’istituto, fare gite a parchi, ospitare qualche amica e amico in stanza e giocare con le carte romagnole. La speranza è che le ragioni di Stato lascino spazio ad un corridoio umanitario almeno per i bambini, in virtù dei legami che si sono creati con diverse migliaia di famiglie italiane.