
Gabriele Pieri in piazza del Popolo a Cesena con il cartello che indica il responsabile, a suo giudizio, della sparizione di Cristina Golinucci
Cesena, 18 marzo 2025 – Gabriele Pieri l’ha sorpresa l’ammonimento della questura che la invita a cessare ogni denuncia pubblica contro quella persona che lei ritiene responsabile della scomparsa di Cristina Golinucci avvenuta 32 anni fa?
“Solo in parte poiché già un mese fa avevo ricevuto un preavviso di procedimento. Mi era stato detto che avevo un certo lasso di tempo per produrre una memoria, l’ho inoltrata ma non ha avuto l’esito che mi aspettavo, ossia quello di orientare le indagini verso quell’uomo. Anzi, mi hanno scritto che se procedo incorro in conseguenze penali”.
Quindi con il suo cartello ha ottenuto soltanto di mettere in difficoltà un uomo che, fino a prova contraria, è innocente.
“Non direi… Almeno si è riparlato del caso e spero che, anche se non ufficialmente, gli indizi che io ho elencato vengano presi in considerazione”.
Quali sono questi indizi?
“Lui conosceva Cristina ma persone vicine a lui per difenderlo lo negano. Ci sono donne disabili che hanno testimoniato di essere state molestate dal medesimo e ce n’è una, minorenne, che è stata violentata da lui ma la ragazza l’ha rivelato solo anni dopo. Esistono verbali di intercettazione molto compromettenti che lo collocano in situazioni delicate, come l’esumazione della salma Chiara Bolognesi, l’altra ragazza scomparsa e ritrovata nel Savio presumibilmente vittima dello stesso predatore sessuale che conosceva entrambe”.
Lei da mesi che gira con il suo cartello accusatorio ma l’uomo che lei accusa non aveva mai reagito.
“Il fatto che la mia denuncia pubblica lo abbia fatto uscire allo scoperto solo dopo mesi, chiedendo in più un ammonimento e non formulando una denuncia per atteggiamenti persecutori, dimostra il suo interesse a far tacere ogni cosa e non attirare l’attenzione degli inquirenti su di sè. Le Iene hanno provato ad intervistarlo ma lui ha preferito fuggire. Perché se non ha nulla da nascondere?”.
Tutti indizi e nessuna prova.
“Bisogna metterli insieme tutti questi indizi, sono troppi per essere solo frutto del caso”.
Come reagiscono gli ambienti che lei frequenta a questa sua accusa?
“Molti cittadini sono incuriositi ma la Chiesa mi contrasta. Sono un credente, da giovane sono stato per quattro anni in seminario, ma sento di dovermi impegnare per questa causa nonostante la condanna degli ambienti cattolici. Qualche giorno fa sono stato al Monte in occasione di un incontro tra i preti della diocesi e, benché fossi nella strada e non all’interno, sono stato minacciato dal mio parroco che ha anche chiamato i carabinieri perché mi allontanassero”.
Dunque, cosa farà ora, continuerà nella sua denuncia pubblica?
“Consulterò un legale, che non costi troppo, e cercherò di capire quale altra strada posso intraprendere. Non escludo di procedere con una denuncia specifica nei suoi confronti. Mi ci vuole del tempo, devo argomentarla a modo”.
Non le viene il dubbio che sia innocente?
“Sono certo al 95 per cento che sia lui il colpevole”.
Ma questa storia non provoca stress anche a lei?
“Sì, ma mi sento in dovere di portare avanti questa denuncia. Tocca solo a me. Purtroppo posso farlo solo io, è la mia storia biografica di relazioni con lui che mi mette nella condizione di interpretare certi indizi nel modo giusto”.