Cesena, 'Al Monte' chiede al Comune 1,4 milioni

Sentenza su ‘I Gessi’, la società che gestiva il ristorante ha presentato ricorso

I Gessi (foto Ravaglia)

I Gessi (foto Ravaglia)

Cesena, 18 maggio 2018 - «Consideriamo la somma che ci è stata riconosciuta dal tribunale un acconto su quello che ci sarà corrisposto in futuro per i danni che ci sono stati arrecati». Erano state queste, nel novembre dello scorso anno, le prime parole pronunciate dai soci della società Al Monte, al momento della pubblicazione della sentenza con la quale Carmen Giraldi, giudice del Tribunale di Forlì, aveva condannato il Comune di Cesena a pagare 1.166.000 a titolo di risarcimento danni, oltre a circa 80.000 euro di spese legali.

Tra il dire e il fare non c’è di mezzo il mare, e pochi giorni fa gli avvocati Fulvio Sintucci e il professor Andrea Maltoni hanno depositato alla Corte d’Appello di Bologna il ricorso della società Al Monte contro la sentenza di primo grado del Tribunale di Forlì, chiedendo che alla somma che il Comune ha già pagato ne venga aggiunta un’ulteriore per circa 1,4 milioni di euro. In totale, quindi, il danno che la società Al Monte afferma di aver subito per colpa del Comune supera abbondantemente i 2,5 milioni di euro.

La questione è quella del ristorante I Gessi di Celincordia, realizzato ristrutturando una vecchia casa colonica di proprietà comunale, che si trova in una straordinaria posizione panoramica che domina la città, a poca distanza dall’Abbazia del Monte.

Il ristorante aprì nel 2004, dopo che la società Al Monte aveva compiuto a proprie spese una radicale ristrutturazione dell’immobile, ottenendone in cambio la gestione per 25 anni. Al corpo principale dell’immobile di tipologia rurale forlivese, che in precedenza era stato sede di Radio Cesena Adriatica e poi era stato abbandonato al degrado, era stata aggiunta un’ampia veranda che aveva la funzione di sala per la clientela, autorizzata in modo temporaneo per cinque anni. Nel 2009 i titolari, che intendevano affittare l’attività, scoprirono che il Comune non aveva mai rilasciato il certificato di agibilità per la ristorazione e che l’autorizzazione temporanea della veranda era scaduta e non sarebbe più stata rinnovata, per cui furono costretti a chiudere. La veranda fu abbattuta d’autorità dall’Amministrazione comunale che provvide a incassare la fideiussione bancaria rilasciata a suo tempo dalla società Al Monte.

L’appello è stato presentato perché, secondo la società Al Monte, il giudice non avrebbe tenuto in adeguata considerazione le risultanze delle consulenze tecniche, neppure quella disposta dallo stesso giudice. La data d’inizio della causa non è ancora stata fissata.