PAOLO POPONESSI
Cronaca

Giovanni Battista Braschi. L’arcivescovo che donò 850 volumi alla città

Fece una brillante carriera ecclesiastica, ma non era parente di papa Braschi. Il suo lascito divenne uno dei nuclei pià preziosi della Biblioteca comunale.

Giovanni Battista Braschi. L’arcivescovo che donò 850 volumi alla città

Giovanni Battista Braschi. L’arcivescovo che donò 850 volumi alla città

Qui si parla di un Braschi, ma non è papa Pio VI Braschi e nemmeno ne era parente, anche se a Roma fece una ottima carriera ecclesiastica, conquistandosi pure la fama di studioso autore di numerose opere di carattere storico, religioso e giuridico. Parliamo infatti di Giovanni Battista Braschi delle Tavernelle (Cesena 1656-Roma 1736) di ricca e nobile famiglia cesenate con ascendenze riminesi. Sconosciuto ai più, a lui è stato dedicato un convegno di studi domenica scorsa presso l’ Archivio di Stato di Cesena, nell’ ambito dell’ iniziativa nazionale di valorizzazione del patrimonio archivistico "Domeniche di Carta" promossa in primis dal Ministero dei Beni Culturali. E’ stata l’ occasione nella quale Gianluca Braschi, direttore dell’ Archivio cesenate, ha presentato la ricerca da lui condotta con la collaborazione di Valeria Beltrame, funzionaria del medesimo archivio, su vita e opere di questo cesenate del passato. Laureatosi in diritto civile e canonico nell’ ateneo cesenate (soppresso in età napoleonica) e avviatosi alla carriera ecclesiastica, Giovanni Battista ricoprì vari incarichi nella diocesi di Cesena fino a quando nel 1699 venne nominato vescovo di Sarsina, allora diocesi distinta da quella cesenate. Dopo essersi dimostrato un buon pastore, nel 1718 lasciò l’ incarico nella valle del Savio per trasferirsi a Roma. Alla corte papale fece carriera ma per lui il vero colpo di fortuna fu quando Vincenzo Orsini, già vescovo di Cesena, fu eletto papa come Benedetto XIII. Il nuovo pontefice conosceva bene e stimava Braschi e lo spinse ancora più in alto, consacrandolo arcivescovo di Nisibi in Turchia, carica onorifica ma comunque di prestigio. Giovanni Battista, però, era soprattutto un intellettuale che nel corso della sua vita scrisse numerosi trattati e saggi di carattere teologico-religioso, di diritto e di storia. Ad esempio a temi storici legati a Cesena dedicò studi come "De vero Rubicone" nel quale si discuteva dove si trovasse realmente il punto del fiume attraversato da Giulio Cesare o il saggio "Memoriae Caesenatae". Braschi che visse a lungo a Roma e qui morì essendo sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore della quale era canonico dimostrò con il suo testamento il forte legame con la città d’ origine. Infatti destinò a Cesena la sua monumentale biblioteca, ben 850 volumi. La comunità cesenate che pure nel 1733 aveva onorato Giovanni Battista, ancora vivente, dedicandogli un busto nel palazzo pubblico, si mostrò un pò freddina riguardo al lascito librario tanto che i volumi non vennero acquisiti e rimasero in custodia all’ avvocato Tommaso Lacchini. Si dovette aspettare quasi una settantina d’ anni, vale a dire l’ arrivo di Napoleone, perché il Comune di Cesena incamerasse finalmente il patrimonio librario di Braschi che divenne uno dei nuclei fondanti della Biblioteca Comunale. I libri di Giovanni Battista rappresentano tutto ciò che rimane oggi a Cesena del casato dei Braschi di Tavernelle perché la famiglia si estinse con la morte del prelato e del fratello Pietro Antonio.