Gli alunni scoprono i manoscritti

I ragazzi della 2ª C di Borghi hanno toccato con mano penne d’oca e pergamene, e ne sono stati affascinati

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La nostra insegnante di Italiano, professoressa Rosaria Martellotta, ci ha fatto conoscere, l’affascinante mondo dei manoscritti. La nostra prof ha portato in classe gli strumenti ed i materiali che copisti e miniatori utilizzavano e ce li ha fatti toccare. La prima fase del lavoro prevedeva la preparazione della pergamena, poi si scriveva e si realizzavano le decorazioni ed, infine, si cucivano insieme tutti i fogli. I manoscritti, detti anche ’codici’, si chiamano manoscritti perché sono libri realizzati interamente a mano. Io sono rimasta molto colpita dal fatto che nel passato si realizzassero manufatti tanto belli e preziosi. Le pagine venivano realizzate in pelle di capretto, ovvero pergamena. Questa pelle aveva due lati: uno di colore più scuro, cioè la parte esterna, ed uno più chiaro, ossia la parte interna. La prof ci ha spiegato che, per fare in modo che non venissero affiancate due pagine di colore diverso, componevano il manoscritto facendo in modo che vi fossero lato esterno e e lato interno l’uno accanto all’altro. La copertina era costituita da due tavole di legno rivestite con cuoio di capra, che veniva chiamata ’coperta’, da cui deriva il nome copertina, utilizzato tutt’oggi. I vari compiti venivano assegnati a diverse persone; c’era chi preparava la pergamena, chi scriveva e anche chi faceva le miniature, ossia le decorazioni. Per realizzare un manoscritto potevano servire fino a ventiquattro mesi. Colui che scriveva i testi veniva chiamato copista, infatti ricopiava i testi da altri volumi. Il copista per scrivere usava una penna d’oca con il beccuccio tagliato in modo tale da raccogliere il più possibile l’inchiostro, che veniva chiamato ’inchiostro ferro gallico’. Questo tipo d’inchiostro veniva ricavato dalle galle prodotte dalla quercia. La quercia produce queste piccole palline per proteggersi dalle larve di coleottero. Durante la spiegazione abbiamo avuto modo di toccare la pergamena, la piuma d’oca ed anche la galla della quercia! Per fare in modo che le righe su cui scrivere venissero dritte, i copisti ricorrevano a dei righelli. Oltre alle righe, si tracciavano anche i margini della pagina. I disegni vengono chiamati miniature, ognuna di queste veniva realizzata in più fasi e ogni fase era affidata ad un diverso artigiano. C’era il battiloro che preparava la foglia d’oro, battendo l’oro con un martello. La foglia d’oro veniva poi usata per decorare la miniatura. La miniatura veniva colorata con pigmenti, tra cui il minio, da cui deriva la parola miniatura. I pigmenti sono delle polveri realizzate pestando nel mortaio diverse pietre (ad esempio: il verde era polvere di malachite; il blu era polvere di lapislazzulo).Venivano mescolati con dei leganti, come il bianco d’uovo o la gomma arabica, una sostanza di origine vegetale usata come collante. Colui che realizzava le miniature si chiamava miniatore. Le varie vasi di realizzazione di una miniatura sono: prima veniva realizzato il disegno, poi veniva applicata la foglia d’oro e poi si applicava il colore. Una grande ed importante biblioteca, molto vicina a noi, è la ’biblioteca Malatestiana’, a Cesena. La Malatestiana è stata la prima biblioteca civica d’Europa e possiede più di 250’000 volumi, tra cui numerosi manoscritti. Siamo rimasti affascinata vedendo come a quei tempi le persone potessero creare questi libri a mano. Speriamo di avervi incuriositi a visitare la biblioteca Malatestiana e a scoprire di più sul mondo dei manoscritti.

classe 2ªC scuola media di Borghi