"Golinucci, il caso poteva essere risolto in tre giorni"

L’avvocato dell’associazione Penelope punta il dito contro le indagini "Abbiamo presentato i documenti giusti per fare finalmente chiarezza"

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L’avvocato Barbara. Iannuccelli

di Luca Ravaglia

"Un caso che si sarebbe potuto chiudere in tre giorni è ancora insoluto dopo trent’anni. Ma ora le cose stanno per cambiare, ne sono certa. Perché se mamma Marisa chiede verità e giustizia per la sua Cristina, io quella giustizia non la chiedo, la pretendo". Sono le parole con le quali l’avvocato dell’associazione Penelope, Barbara Iannuccelli, ieri pomeriggio ha descritto il caso di Cristina Golinucci nell’ambito di un incontro organizzato al Palazzo del Ridotto in occasione dei tre decenni dalla scomparsa della ragazza che a 21 anni, il primo settembre del 1992, uscii di casa a Ronta per incontrare il suo padre spirituale nel convento dei frati Cappuccini di Cesena, senza più rientrare. Iannuccelli ha ripercorso le tappe salienti di una vicenda lunga e dolorosa, ancora caratterizzata da tanti lati oscuri. Il legale ha analizzato i documenti legati all’inchiesta: "Ho trovato un faldone di un migliaio di pagine e una scatola che conteneva i diari di Cristina. Troppo poco a mio avviso per un caso che ha fatto discutere così tanto e nel quale mamma Marisa, la cui testimonianza è stata messa agli atti soltanto negli ultimi mesi, ha detto e fatto davvero moltissime cose. Ora però siamo certi di aver presentato i documenti giusti per fare chiarezza una volta per tutte su quanto accadde il primo settembre del 1992".

Iannuccelli ha depositato la richiesta di riapertura del caso ad aprile, tornando a insistere su quello che anche mamma Marisa ha sempre ritenuto il sospettato più probabile dietro alla scomparsa di Cristina, Emanuel Boke: a fare la differenza secondo la legale potrebbe essere la trascrizione effettuata dal professor Giampiero Benedetti con Inforlab di una conversazione avvenuta nel 1995 tra padre Lino, il padre spirituale di Cristina, che aveva confermato l’alibi del giovane sospettato e quest’ultimo, che al tempo si trovava in carcere. Durante il colloquio secondo Iannuccelli, padre Lino avrebbe detto a Boke di sapere che il giovane non si trovava in convento nei momenti cruciali legati alla scomparsa di Cristina, come invece lo stesso religioso aveva sostenuto davanti alle autorità. Dov’era allora? La legale dell’associazione Penelope ha già al sua risposta e chiede che la giustizia la ratifichi. Al convengo ha partecipato anche il presidente nazionale dell’associazione ‘Penelope’ Nicodemo Gentile. A seguire, il Teatro delle Lune ha presentato l’opera ‘I fiori di Cristina’ e Giacomo Garaffoni, autore e regista cesenate, ha illustrato il progetto dello spettacolo dedicato a Cristina che verrà portato in scena al Teatro Bonci a fine novembre.