Green pass, divisi i gestori di piscine e palestre

"È un modo per garantire continuità dell’attività e sicurezza agli utenti". "No, è solo una complicazione in più. E porterà a discriminazioni"

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di Luca Ravaglia

La strada verso la ritrovata normalità potrebbe passare in sempre più ambiti della vita quotidiana dall’esibizione di un green pass che certifichi vaccinazioni o guarigioni dal coronavirus. Ieri sera intanto la cabina di regia ha anticipato il il Consiglio dei ministri (che dovrà comunque approvare le nuove linee, valide dal 5 agosto): per centri termali, piscine e palestre (o comunque attività al chiuso) in zona bianca, si va verso il 25% della capienza totale.

"Ben venga il green pass – è il commento di Enrico Casali, della palestra Champions River –, se è un modo per garantire continuità dell’attività e fornire ulteriori sicurezze agli utenti. Da parte nostra abbiamo sempre fatto il massimo per garantire i più altri standard sanitari e a questo si aggiunge il forte senso di responsabilità degli iscritti: anche tanti giovani che frequentano la palestra hanno scelto di vaccinarsi. Probabilmente questa disposizione aumenterà la voglia di allenarsi, con la consapevolezza di essere al sicuro dal virus. Rispettando le regole, i mesi terribili che ci siamo messi alle spalle non torneranno".

Sulla stessa linea c’è Andrea Spinelli del Club Ippodromo: "Se la strada del green pass è quella che ci porterà alla continuità lavorativa e all’uscita da questo incubo, la prendiamo molto volentieri. Fin da ora sitano lavorando per farci trovare pronti: la carta verde può permetterci di allungare la stagione esterna della piscina, nella quale siamo in grado di riscaldare l’acqua per garantire l’accesso fino a settembre inoltrato e in più oltre alla tradizionale palestra a ingresso contingentato, aggiungeremo un’altra area coperta che attrezzeremo a breve. L’ impegno sta pagando e lo dimostra il crescente interesse di chi viene a trovarci".

Più prudente la visione di Massimiliano Benedetti della piscina comunale: "A mio avviso il green pass sarebbe l’ennesima complicazione in un momento già molto difficile. Solo per fare un esempio, come potrei obbligare il mio personale a vaccinarsi? Soprattutto però il rischio concreto è quello di creare nuove disparità. Perché negli stabilimenti balneari non è richiesto? Che differenza c’è tra una piscina esterna dove l’attenzione ai dettagli è altissima? Così non va: o il green pass è obbligatorio per tutti, in tutti i settori, o niente".

La posizione più netta è quella di Fabrizio Borghetti della palestra Alfazone Lab: "Rendere obbligatorio un pass per accedere a un locale o a un servizio porterebbe a dividere la popolazione in due gruppi, con evidenti effetti discriminatori che non voglio accettare. Non si può obbligare una persona a fare ciò in cui non crede, anche perché ritengo che in fin dei conti non cambierà nulla: temo fortemente che in autunno, con o senza green pass, la politica tornerà a imporre chiusure che saranno devastanti per tutti".