Green pass, a Cesena rivolta dei dipendenti vaccinati: "L’impresa non paghi per i ribelli"

I lavoratori 'in regola' pongono il problema del tampone a carico del datore di lavoro: "È ingiusto"

Lavoratori in fila per il vaccino lo scorso agosto (foto Ravaglia, di repertorio)

Lavoratori in fila per il vaccino lo scorso agosto (foto Ravaglia, di repertorio)

Cesena, 13 ottobre 2021 - Le problematiche che si stanno creando a causa dell’obbligatorietà del green pass nel mondo del lavoro non sono poche. Se tutti temono le conseguenze di questa rivoluzione senza precedenti, sono le piccole imprese a temere maggiormente caos e perdita di guadagno. Un caso emblematico riguarda un’azienda cesenate di cambio pneumatici con tre dipendenti. Uno di loro non si recherà al lavoro da venerdì perché non vaccinato e non disposto a sottoporsi a tampone. Resterà a casa: senza stipendio, ma mantenendo il posto. Un problema notevole però per l’azienda, in questo momento in cui il lavoro programmato è massimo. Non avendo trovato un sostituto la conseguenza inevitabile per l’azienda di pneumatici è che il lavoro calerà del 30%.

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Stesso problema stanno vivendo molte aziende sotto i 15 dipendenti che non riescono a trovare il sostituti in tempo. Le tensioni non mancano neanche tra chi ha fatto il vaccino e chi sceglie la strada del tampone. Vi sono aziende (in genere medio-piccole) che hanno deciso di pagare il tampone ai dipendenti. E subito è nata la protesta. Perché ai ‘no vax’ verranno dati 45 euro a settimana e a noi no?", chiedono a gran voce i vaccinati. E poi sorge l’annoso problema dei contributi. Se il datore di lavoro paga i tamponi ai dipendenti, il rischio è che quei soldi siano soggetti a tassazione, a meno che non si faccia rientrare la spesa in un piano di welfare aziendale. Una situazione che ha ancora molte ombre.

Chi ha risposto all’appello della scienza poi, e ha ricevuto le due dosi del siero anti-Covid, non si ferma e sostiene che è messa a repentaglio la sua salute in questo momento. Tra i favorevoli al vaccino nascono così continui sospetti e timori. La loro paura consiste nel fatto che si troveranno a lavorare vicino a persone non vaccinate e per questo più suscettibili d’infezione.

Dal canto loro i ‘no vax’ replicano: "Noi siamo più controllati di voi, perché ogni 48 ore facciamo l’esame in farmacia". C’è anche la ribellione per chi proprio non vuole pagare quei 15 euro per il tampone e si rivolge al capo: "O il tampone me lo paga lei, o non vengo a lavorare".

a. s.