I due giovani profughi di Bagnarola hanno iniziato le lezioni all’Engim

Risolto il caso degli ucraini respinti in un primo tempo perché sprovvisti del diploma di terza media

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Felpa, jeans, sneakers e zaino per i libri. Così si sono presentati ieri mattina all’ingresso dell’Engim, per il loro primo giorno di scuola, i due adolescenti ucraini, rifugiati di guerra, che l’ente di istruzione professionale di via Lugaresi, alla vigilia dell’inizio delle lezioni, aveva respinto perché privi del certificato di terza media e perché bisognevoli di un corso di alfabetizzazione alla lingua italiana. Il "caso" di Roman Obodoviki, 17 anni e Nikolay Caidanenco 18, era stato portato all’attenzione delle pagine del Carlino, da Catia Sasselli, che coordina 24 famiglie della parrocchia di Bagnarola, che si fanno carico del mantenimento e di tutte le incombenze necessarie all’inserimento sociale di un totale di 9 profughi (quattro donne adulte e cinque bambini e ragazzi), accolti nei locali della canonica. "Ringrazio per l’interessamento dimostrato dal Resto del Carlino – dice Sasselli – servito a risolvere in tempi brevi e favorevolmente quello che per la direttrice regionale Engim Rina Giorgetti, era un fraintendimento, poi risolto con l’affiancamento di un mediatore linguistico. I ragazzi erano emozionati per questa nuova avventura che il destino ha loro riservato. Quella di ieri è una ripartenza". Già, perché i due giovani ucraini, avevano già compiuto a Mikolayev da dove provengono, un ciclo scolastico di 9 anni, ma era improbabile che, in fuga dal conflitto, avessero con sé un diploma o che possano ad un Paese in larga parte distrutto. "Il diniego espresso in prima battuta dall’Engim- aggiunge Sasselli quasi a giustificare la sua ‘denuncia’ - è venuto al culmine di adempimenti burocratici e intoppi che ci hanno veramente impegnato in disponibilità di tempo e denaro. Ora, il corso biennale di operatore meccanico dei sistemi che i due giovani hanno l’opportunità di frequentare, potrà forse aprire loro la strada del lavoro qui in Italia, se i tempi di permanenza dovessero prolungarsi o se, come pare di capire, scelgano una scelta vita qui, che appena pochi mesi fa, mai avrebbero immaginato di fare.

Raffaella Candoli