I rincari pesano nella borsa della spesa

Il conflitto in Ucraina e la crisi energetica dietro gli aumenti a raffica. Ecco le reazioni dei consumatori cesenati

di Mariasole Picchi

L’impennata dei prezzi non si ferma e le tasche dei cesenati all’uscita dei supermercati sono sempre più leggere. I beni alimentari che hanno subito un aumento di prezzo rispetto all’anno passato sono tra i più vari, a partire dall’olio di semi di girasole con un più 19%, le farine con un più 10%, ma i rincari toccano anche gli ortaggi e la frutta, soprattutto di importazione, per arrivare fino alla carne e il pesce con aumenti del 67%. Insomma, a parità di consumi sembra che quest’anno il pranzo di Pasqua sarà più dispendioso; e se il caro spesa è facilmente tangibile, le ragioni che vi stanno alla base creano ancora confusione e perplessità tra i cittadini, che iniziano a mostrare insofferenza per l’attuale situazione.

Alcune delle voci dei consumatori tra le corsie del supermercato Conad del centro commerciale Montefiore mettono in rilievo le principali sensazioni. "È chiaro che sia la guerra la ragione degli aumenti – dice la signora Natalia Tretiak, di origini ucraine – , molte merci vengono importate dall’Ucraina ed è normale che l’insieme degli aumenti energetici, delle materie prime, i disagi e i ritardi nei trasporti e i limiti alle esportazioni portino ad una crescita dei prezzi. Speculazioni? Non credo ci sia la volontà di arricchirsi, ma solo la naturale conseguenza di un aumento generale del costo della vita. Io ho mio figlio che vive a 8 km da Bucha e convivo con l’angoscia di saperlo in pericolo. Il problema non sono 20 centesimi in più, ciò che conta è che non esplodano più delle bombe".

Se questo è il punto di vista di chi ha un vissuto implicato, anche indirettamente, nei luoghi di guerra, risulta diversa la percezione di chi non ne è toccato così da vicino.

"La differenza di prezzo rispetto a un anno fa si nota eccome – si esprime con tono indignato Roberta Nardi, una mamma in fila al bancone dei salumi –, si fanno delle rinunce per forza di cose. Io cerco di accontentare le richieste dei miei figli ed evito di comprare cose per me. Ormai spendo di più per comprare la frutta e la verdura piuttosto che la carne". Poi prosegue con scetticismo riguardo alle ragioni degli aumenti :"Non c’entra la guerra, magari può influire in una piccola parte, ma dietro c’è chi ci guadagna e usa la scusa della guerra per tornaconto personale. L’accaparramento dei beni? Io non l’ho fatto, penso sia un’assurdità perchè non stiamo rischiando nessuna penuria di cibo, sono solo delle psicosi che la gente sviluppa in seguito all’eccessiva eco mediatica".

Tra i più giovani la differenza di prezzo si accusa di meno, un po’ per la presenza della famiglia che si fa carico delle spese dei figli, e un po’ perchè i giovani tendono a fare spese più contenute, accusando in modo minore la stangata, come spiega Francesca Berton: "Io non ho sentito troppo il distacco da prima acquistando solo poche cose per me stessa, mentre ho accusato parecchio l’aumento della benzina".

È chiaro come le sensazioni sugli aumenti alimentari siano condizionate da condizioni economiche, personali d età. Chi risulta attento alle cifre sui cartellini degli scaffali sono invece le persone con età più avanzata e che magari percepiscono una pensione minima. "Per riempire a metà una sportina ho speso ben 25 euro e senza aver preso carne. – dice sconcertata Anna Zani – ,ma la vera crisi deve ancora venire. Adesso sono tutti disponibili ad aiutare i profughi, ma quando il governo inizierà a togliere agli italiani, ad esempio abbassando i caloriferi, allora inizieranno i problemi". Infine aggiunge l’amica Adriana Calisesi: "I super mercati speculano sui rincari. Ho pesato, per curiosità, un rotolo di carta igienica in offerta e pesava 50 gr in meno del dovuto. Sono sciocchezze ma che fanno riflettere".