Il decano degli orologiai: "Senza la sosta i negozi non hanno futuro"

Fabio Fabbri titolare della bottega in via Zeffirino Re aperta nel 1949. "I locali sfitti? Colpa delle scelte sbagliate di chi amministra"

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Nel centro storico sempre più caratterizzato dalla presenza di pubblici esercizi con l’impoverimento delle altre gamme merceologiche, l’oreficeria ’Theo Fabbri’ in via Zeffirino Re è un presidio commerciale storico, uno dei vecchi capisaldi, i negozi di una volta. Lo conduce Fabio Fabbri, 73 anni, coadiuvato da Stefano, di qualche anno più giovane.

Fabio Fabbri, quando apriste?

"Fu il babbo Theo ad alzare la saracinesca, nel 1949. Abbiamo mantenuto il nome. Io lo affiancai nel 1971, mio fratello è entrato in seguito. Andiamo avanti io e lui fino a che ce la facciamo, noi non abbiamo ricambio. Ho già indirizzato altrove i figli".

Perché?

"Perché ci tenevo al loro futuro e qui sono state fatte scelte che non danno domani al centro. Due centri commerciali fatti costruire vicino e la scarsa possibilità di sosta hanno reso grave la situazione del commercio".

È cambiato anche il modo di acquistare. Non è così?

"Non lo nego, ma il centro è bello e dove c’è la bellezza si fa shopping più volentieri se si può arrivare con facilità. Qui non avviene. Ho clienti di Ravenna e Forlì che tante volte mi hanno detto che è troppo complicato venire in centro e alcuni li ho persi con dispiacere perché non è stato per colpa nostra".

Voi siete artigiani riparatori?

"Con orgoglio, come lo era il babbo. Siamo anche venditori e per noi è cambiato il mondo. Un tempo per le Prime Comunioni si regalavano gli orologi, adesso bambini e adulti guardano l’ora nel cellulare. Con duecento euro fino a qualche tempo fa si acquistava un buon prodotto, ora per prendere un orologio di un certo livello ne occorrono mille: il mercato è sempre più difficile. Ma c’è uno zoccolo duro di clienti di una certa età per i quali gli orologi sono ancora importanti, non se ne disfano facilmente e ce li portano a mettere a posto".

Nel vostro porticato confinate con una locale che fa la pizza al tegamino con un bel movimento.

"Per anni ci sono stati i locali sfitti. bene, ci vanno giovani e ragazzi, c’è giro di sera. Ma in quei locali in passato c’era la boutique ’Il Bulgaro’, una delle più belle di Cesena, che garantiva un continuo passaggio".

Non si riconosce in questo centro storico ?

"L’ho visto cambiare sempre più in peggio in mezzo secolo. Io credo che la cosa migliore sia una rete distributiva varia e completa che soddisfa tutte le esigenze dei clienti, non solo dei giovanissimi. Nel centro una volta c’erano negozi di tante tipologie, e di alta qualità, ora non è così".

Nella vostra via così bella ci sono troppe vetrine sfitte. Cosa si può fare?

"Ci sarà pure la crisi del commercio, ma non è solo quello. Hanno chiuso negozi storici e di qualità e non sono stati rilevati. Io credo che molti problemi derivino dalle scelte sbagliate di chi ha amministrato. La chiusura del parcheggio di piazza della Libertà è stata una di queste. Non ce lo inventiamo noi artigiani e commercianti, ce lo dicono i clienti ed è tremendo sentirsi ripetere che non ce la fanno a venire più in centro anche se è bello perchè è troppo scomodo arrivarci. É il nostro lavoro, ci teniamo, non è solo una questione economica".

a.a.