Il duca d’Aosta tra i ’pellirossa’ di Romagna

Amedeo nell’estate del 1888 arrivò a Cesena per preparare la visita del re Umberto I e della regina Margherita avvenuta il 30 agosto

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"Che fazà vnì e su fradèl e enca la su cugneda" (Che faccia venire suo fratello e anche la sua cognata, che poi erano il re Umberto I e la Regina Margherita). Così, nell’estate del 1888 un popolano repubblicano rispose a Amedeo, duca d’Aosta venuto a Cesena in avanscoperta per provare a rendere popolare la monarchia tra i “pellirossa” di Romagna: era infatti questa la definizione che i conservatori di allora affibbiavano ai romagnoli, figli d’una terra considerata ribelle da sempre (oggi lo è molto meno).

Che la nostra Romagna patisse ingiustamente, in quel tempo, di pessima reputazione lo dimostra un altro dato clamoroso: nel 1886 Edmondo De Amicis aveva dato alle stampe il suo famoso libro “Cuore”. Ebbene, tra i racconti regionali di “Cuore, “Sangue Romagnolo” è quello truce e d’atmosfera malavitosa pur nel riscatto finale tra le coltellate: sanguinaccio romagnolo, verrebbe da dire. Torniamo alla visita cesenate di Amedeo che preparava la venuta in Romagna dei reali per le grandi manovre militari del settembre 1888.

Il carattere demagogico (oggi diremmo elettoralistico) di quella visita fu chiaro a repubblicani, socialisti e anarchici romagnoli che, pur fremendo, non furono così polli da dar vita a proteste eclatanti o, peggio, attentati. In ogni caso non mancarono vivaci e pittoreschi episodi di dissenso: i lettori curiosi ne troveranno a go- go nel buon libro del compianto Dino Pieri : “Grandi Manovre. La visita del re Umberto I nella Romagna repubblicana” (edito nel 1994).

Il passaggio a Cesena del re e della regina avvenne il 30 agosto. Poi, fu intitolata a Amedeo di Savoia la caserma cesenate di cavalleria che era nel Borghetto in un edificio con facciata rifatta e medievaleggiante, allora di gran moda. Quella caserma (Cesena ne aveva diverse) era contigua alla vecchia chiesa di San Rocco, distrutta dalle bombe durante la seconda guerra mondiale. E anche quella caserma oggi non c’è più: ne resta traccia in una serie fotografica di Augusto Casalboni. Ripubblichiamo la foto dell’inaugurazione del monumento sulla facciata della caserma, un grande busto del principe Amedeo: cerimonia avvenuta l’11 settembre 1901, molte autorità e poco popolo. Quel busto artistico, fino a prova contraria, dovrebbe esserci ancora nei magazzini comunali ove fu avvistato in anni recenti. Usiamo il condizionale, in attesa di rassicurazioni, perché memori della vicenda un po’ fantozziana, pochi mesi fa, d’una scultura di proprietà pubblica malauguratamente rottamata. In ogni caso, un bel bronzetto bronzeo (copia in miniatura e opera dello stesso autore, lo scultore Vito Pardo) è conservato in quella miniera di libri e reperti che è la raccolta Comandini, custodita in Biblioteca Malatestiana.

Un prezioso “souvenir”, recita la targhetta in francese (anche i menù di Casa Savoia erano in francese, fighetteria regale) dono dello scultore all’onorevole Ubaldo Comandini nel maggio 1903. Quel interessante bronzetto è già stato indagato, in termini storici, dal concittadino Pietro Chiaramonte nell’ambito d’una sua ricerca inedita sulle caserme cesenati tra ieri e oggi.

Gabriele Papi