Il farmacista Antonio Urbini stavolta va in pensione davvero

Aveva lasciato il lavoro a fine anno, è tornato in servizio per fronteggiare l’ondata di test anti-Covid "Ora finalmente mi riposerò ma continuerò ad impegnarmi nel sociale nella parrocchia di Santa Lucia"

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di Ermanno Pasolini

Antonio Urbini, 65 anni, di Savignano sul Rubicone, coniugato con Licia Vandi, le figlie Virginia, Celeste e Matilde, dopo quasi 40 anni da farmacista è andato in pensione. Veramente doveva andarci il 31 dicembre, poi ha deciso di prolungare il servizio a causa delle farmacie invase da chi si è sottoposto a continui tamponi. Antonio Urbini fa parte di una della più vecchie e stimate famiglie di Savignano con il babbo Gino insegnante elementare scomparso nel 2014 a 101 anni e la mamma Maria Pia tre mesi prima a 99 anni. Per 20 anni è stato anche consigliere comunale e poi si è sempre impegnato nel sociale.

Urbini, cosa farà adesso?

"Prima di tutto mi godo questo periodo nuovo e inconsueto della vita. Continuerò a impegnarmi nel sociale nelle attività della parrocchia di Santa Lucia di Savignano".

Qualche mese fa fu quasi costretto a tornare sul campo di battaglia dei tamponi.

"Questi ultimi due anni sono stati davvero pesanti e stressanti. I troppi adempimenti burocratici, i molti impegni, il timore per eventuali contagi da Covid hanno fatto perdere in buona parte quella che per me è sempre stata una delle parti più importanti della mia professione: ascoltare le persone e cercare di dare loro risposte e soluzioni ai piccoli e grandi problemi di salute e, a volte, di solitudine".

Perchè decise di fare il farmacista?

"Nonostante i miei studi classici al ’Monti’ di Cesena, presi la decisione opposta andando sul campo medico scientifico. Sono stato fortunato perchè appena laureato ho iniziato subito la professione nella farmacia del dottore Franco Ghigi del quale ho un carissimo ricordo. Negli anni ‘90 la farmacia venne rilevata dal dottore Giancarlo Paleri con il quale sono rimasto in contatto fino ai giorni scorsi e al quale va un grandissimo ringraziamento".

Che ricordi ha dell’esperienza politica?

"Bella e importante nei primi dieci anni dal punto di vista sociale e nel rapporto con tutti i colleghi assessori e consiglieri, quando erano ancora vivi i veri e validi ideali dei partiti. Poi il cambiamento mi ha portato a lasciare".

E la sua vita nel mondo sociale e parrocchiale?

"Faccio parte di diverse associazioni".

Le sue figlie non hanno seguito la sua strada?

"Nessuna. La più grande insegna, la seconda lavora in un’agenzia immobiliare e la terza studia all’Università di Venezia".

Che consiglio si sente di dare a un giovane che vuole diventare farmacista?

"Bisogna essere pazienti, ascoltare le persone. Soprattutto in questo ultimo periodo hanno bisogno di parlare ed essere ascoltati. Occorre avere una grande passione e farsi guidare dai colleghi più anziani. Voglio ringraziare tutti i colleghi incontrati nel mio cammino. Poi tutti i clienti pazienti che ho avuto il piacere di incontrare e che si sono lasciati consigliare".