Il grande cuore del volontariato "È un disastro, diamoci da fare"

Nella zona del Ponte Vecchio un gruppo di giovani si è messo a ripulire e a aiutare i residenti

Il grande cuore del volontariato  "È un disastro, diamoci da fare"

Il grande cuore del volontariato "È un disastro, diamoci da fare"

Il cuore nevralgico della macchina dei soccorsi è a due passi dal fiume Savio, sul lato del Ponte Vecchio più vicino al centro della città. Da qui parte via Roversano, uno dei punti più martoriati dall’esondazione, a ridosso di un supermercato che purtroppo è finito allagato. Come conseguenza, sulle acque che hanno invaso la strada, hanno velocemente cominciato a galleggiare prodotti di ogni genere. Fino a ieri mattina, quando Silvia Rocchi ha indossato il cappello di volontario della protezione civile che era di suo padre e si è rimboccata le maniche. "Avevo visto la scena nelle foto e nei video pubblicati in queste ore e ho pensato che serviva fare qualcosa, per dare una mano a chi sta vivendo una fase drammatica della propria vita".

Dunque eccola lì, capello biondo e sguardo battagliero, che si mette a recuperare tutto quello che vede galleggiare, dividendo tra i prodotti da buttare e quelli che possono essere ancora utilizzati. Disponendoli all’asciutto, pronti per essere ulteriormente ripuliti. "Ho iniziato da sola – sorride, compiaciuta – e intorno a me si è formato un gruppetto di persone incuriosite da quello che facevo. Ho coinvolto tutti, dicendo a chi era lì che serviva rimboccarsi le maniche e fare qualcosa di concreto. E in tanti mi hanno seguita. Serve essere concentrati e sapere quello che si fa. Serve capire cosa può essere recuperato e cosa no. E soprattutto serve aver voglia di aiutare". Quella in effetti non è mancata, soprattutto da parte di tanti giovani, che hanno fatto la loro parte, rilanciando pure. Qualcuno ha portato un gommone, qualcun altro una canoa. E sono partiti, con lo spirito di dare una mano ai soccorritori, raggiungere le persone isolate, consegnare medicinali. Provando sempre a sorridere, non tra loro, ma davanti a chi si trovavano di fronte. Perché non sentirsi soli è il tonico migliore per rimettersi in piedi in fretta. E perché in effetti il lavoro paga. Al termine della mattinata l’acqua era ancora padrona di via Roversano, ma gli oggetti galleggianti erano praticamente scomparsi. In compenso c’era un intero cassone colmo di acqua, bibite, generi alimentari e tanti altri prodotti, pronto a essere restituito ai titolari del supermercato. E da lì, magari, donato a chi potrebbe averne bisogno.

Luca Ravaglia