Il marketing turistico? Si faceva con i delfini

La foto di Ravegnani del 1960 immortala il momento magico di Cesenatico, meta delle gite domenicali di emiliani e romagnoli

Migration

di Gabriele Papi

Album della memoria. Quando vecchie immagini no un racconto: non per ricordare, ma per capire. E dunque, nella foto del 1960, clic nella Cesenatico di ieri del valente fotografo cesenate Renzo Ravegnani, rispunta un bimbo con lecca lecca d’ordinanza sotto un curioso cartello, sul canale interno di Cesenatico lungo la vena Mazzarini: i delfini mangiano alle 10 e alle 18. E’ il primo “marinarium” della riviera romagnola, che porta alla ribalta nazionale e non solo il turismo della nostra Cesenatico. Fu un’epopea, in quegli anni. Tutti ad ammirare I delfini che coglievano i pesci loro offerti, tra balzi, tuffi e spruzzi. Gran attrazione (oggi diremmo evento): tanto più che non si pagava il biglietto.

Antefatti e premesse: un tempo i delfini erano numerosi al largo del nostro mare, quindi frequenti gli incontri con i pescherecci. L’intelligenza dei delfini, mammiferi marini, la loro socievolezza e anche la loro astuzia sono cose note dall’antichità. Spesso capitava che i delfini, seguendo i pescherecci, il lavoro duro lo facessero fare ai pescatori: quando questi tiravano su le reti, il centravanti della squadra dei delfini sfondava il sacco e gli altri pappavano beati i pesci, tra evoluzioni e capriole digestive. Pescatori e delfini: lotta continua. Poi nel 1959, il peschereccio Fiorenza cattura una delfina, non la uccide e la riporta in porto. Alloggiata nella darsena la delfina, ribattezzata con il nome di Lalla, si fa subito ammirare. L’allora Azienda di Soggiorno gioca la briscola sulla stampa: Cesenatico fa gran notizia, anche all’estero. Poi, come in una serie televisiva, colpi di scena a volontà. Una notte Lalla viene rapita, si dice da parte di taluni cervesi invidiosi: dopo il ratto delle Sabine il ratto della delfina, con esito infelice. E allora arriva Lalla II, stavolta ospitata in un canale interno opportunamente predisposto: le si trova persino un marito, Palooza, donato dall’acquario americano di Miami. Ma Lalla II sembra preferire Jumbo, giovane delfino dell’Adriatico, pervenuto nel frattempo. Primo Grassi, presidente dell’Azienda di Soggiorno, assicura a Luca Goldoni, inviato speciale de “Il Resto del Carlino” che i delfini sono nutriti con il miglior pesce , appena pescato, a seconda della stagione. Andare a vedere i delfini era la passeggiata della domenica per intere famiglie romagnole ed emiliane. Non solo: anche personaggi dello spettacolo e dello sport si divertivano davanti a quelle acrobazie equoree. !962: i famosi giocatori del Milan, Rivera Altafini e Pivatelli si fanno fotografare sulla passerella dei delfini insieme al loro amico Giorgio Ghezzi, il portiere “kamikaze”, divenuto creativo albergatore e promoter della sua Cesenatico. Storie di ieri che inducono al sorriso: e a una riflessione.

L’attuale sensibilità ambientale disdegnerebbe animali selvatici imprigionati a fini di spettacolo. Ma le vicende di ieri non vanno giudicate con la mentalità di oggi. Esempio: le nostre nonne che tiravano il collo alle galline o “scoppavano” i conigli erano forse ausiliarie delle SS naziste? Certo che no. “Est modus in rebus”, dicevano i nostri avi latini: ovvero, c’è una misura nelle cose. Invito all’equilibrio, alla moderazione, alla conoscenza della storia prima di sparare giudizi a pallettoni.