Il mito del bagnino non esiste più "Nessuno vuole lavorare in spiaggia"

I gestori degli stabilimenti balneari non riescono a trovare dipendenti per la stagione estiva "Il problema è il reddito di cittadinanza che incentiva parecchi ragazzi a rimanere sul divano"

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Un tempo quello del bagnino era un lavoro ambito. I ragazzi romagnoli si contendevano il posto ed i motivi erano tanti: fare il bagnino vuol dire essere liberi la sera per uscire con gli amici, lavorare all’aria aperta e, non per ultimo, si potevano conoscere tante ragazze italiane e straniere. Invece oggi trovare un bagnino romagnolo è un’impresa. Le motivazioni evidentemente sono cambiate, la scolarizzazione ha portato ad un popolo di studenti che sostengono esami universitari sino a luglio ed inoltre la parola "sacrificio" non va più tanto di moda. Il risultato è che oltre ad avere difficoltà a reperire cuochi, baristi e cameriere, quest’anno si fatica a trovare anche i bagnini, come conferma Simone Battistoni, contitolare del Bagno Milano e presidente della Cooperativa stabilimenti balneari di Cesenatico: "Quello del bagnino è un lavoro duro, bello perché si è a contatto con la gente, ma purtroppo oggi è considerato un lavoro umile e poco specializzato. Quelli della ’vecchia guardia’ sono tutti romagnoli e il mestiere gli piace parecchio, mentre i nuovi e i più giovani, sono equamente divisi tra italiani e stranieri". Battistoni vuole sfatare il luogo comune dello sfruttamento: "Un bagnino percepisce in media uno stipendio di 1.500-1.600 euro al mese e se lavora più ore viene retribuito; qualche mela marcia ci può essere anche nella nostra categoria, ma sono davvero poche, perché le regole sono rispettate".

Quest’anno per la prima volta ci sono difficoltà anche a reperire il personale di salvataggio: "Nonostante ci siano tanti ragazzi e ragazze con il brevetto, facciamo fatica ad avere i bagnini di salvataggio. È un aspetto strano, anche perché i nostri hanno una busta paga di 1.800 euro al mese, con un contratto integrativo, quindi percepiscono di più rispetto al contratto nazionale, ed inoltre nell’ultima busta ci sono le quote di tredicesima, quattordicesima e tfr. Evidentemente non è soltanto una questione economica". Anche Ilaria Meneghello del Bagno Fafin, vede forti cambiamenti dietro le difficoltà a reperire personale: "I giovani vogliono lavorare, tuttavia fare il bagnino non è più un lavoro ambito come prima, perché faticoso e richiede parecchie ore sotto il sole. Un tempo si studiava e lavorava, era normale, mentre oggi il tenore di vita è più alto e le stesse famiglie chiedono maggiori attenzioni allo studio. Inoltre ci sono mestieri che interessano di più e c’è la ricerca del lavoro tutto l’anno".

Elisa Saporetti del Bagno Arlecchino punta il dito sui sostegni a chi non lavora: "Le difficoltà sono moltissime e in circolazione ci sono ragazzi di 18-19 anni alla prima esperienza e quindi da formare. Io ho avuto la fortuna di trovarli tramite il passaparola e contatti dei nostri vecchi dipendenti. Noi non sfruttiamo nessuno, il personale viene trattato bene e retribuito giustamente. Il problema grosso è il reddito di cittadinanza, che incentiva parecchi a rimanere sul divano". Andrea Nicolini del Bagno Capo Nero, è fra i balneari che è riuscito a fidelizzare il personale: "Sono riuscito a confermare i dipendenti dello scorso anno, ma se non li avessi, oggi sarei in gravi difficoltà, al pari dei miei colleghi. Passano molti minorenni, ma non possiamo assumerli, se non con un contratto da operaio, che è un’assurdità. Ci vorrebbe un contratto di lavoro come apprendista per i 17enni. Non importa se non sanno fare il lavoro, gli e lo insegniamo noi, ma dobbiamo avere un contratto regolare per farlo". Giacomo Mascellani