Il municipio è sempre più contendibile

In città il Pd resta il primo partito ma la forbice tra centrosinistra e centrodestra è ridotta ormai a soli tre punti percentuali

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di Emanuele Chesi

Le analisi elettorali nazionali sono state ampiamente squadernate: Giorgia superstar for president, Enrico mandaci una cartolina da Parigi, il compagno Conte vive e lotta insieme a noi, l’esercito di Matteo risale in disordine le vallate che aveva disceso con orgogliosa sicurezza, meno male che Silvio c’è ancora...

Le elezioni politiche hanno però un immediato riflesso, almeno in prospettiva, anche sulla situazione politica locale. E il voto di domenica scorsa ha rivoluzionato ancora una volta i rapporti di forza tra partiti e coalizioni. Tanto che l’assetto del consiglio comunale si presenta ora virtualmente scollegato dalla realtà politica fotografata dallo spoglio delle schede. Unico punto fermo è il primato del Pd, che almeno a Cesena regge come primo partito. Una tenuta complessiva che trova parziale conferma negli altri capoluoghi romagnoli (indice di quella lettura sociologica come ‘partito della Ztl’ cioè del ceto medio urbano) ma che vede un ribaltamento completo nel resto della provincia, dove il centrodestra è ormai ovunque stabilmente maggioranza, con Fratelli d’Italia insediato nel posto del primato che fino a ieri spettava alla Lega (e ancor prima a Forza Italia). Il partito di Giorgia Meloni a Cesena tocca il 23,54%, facendo man bassa dell’elettorato della Lega. FdI è largamente il primo partito del centrodestra ma non è nemmeno rappresentato in consiglio comunale, dove l’opposizione è invece totalmente a trazione leghista. Il nuovo rapporto di forze peserà inevitabilmente in futuro. Il resto del panorama non vede rivoluzioni. Il M5S, pur lontano dai fasti del 2018, conserva la forza delle ultime comunali, anzi avanza addirittura di un punto, ma non si modifica l’alternativa tra una prospettiva di un avvicinamento al Pd oppure un destino di scarsa rilevanza. L’area di Calenda, con Ferrini, va meglio del dato nazionale, ma si fa fatica a intravedere una ricaduta locale consistente.

Ragionando in termini di coalizioni, la forbice tra centrodestra e centrosinistra si è ulteriormente accorciata. Appena tre punti percentuali dividono le alleanze oggi, mentre alle comunali del 2019 lo scarto tra Lattuca e Rossi al primo turno fu di nove punti. Le elezioni politiche e le comunali sono storie diverse, d’accordo. La sinistra a Cesena ha coinvolto opportunamente centristi e civici di varia tendenza. Ma se Cesena era contendibile allora, lo è ancor di più oggi. Le ‘isole rosse’ (come testimoniano i casi di Forlì, Imola e Riccione, pur con i recenti ribaltamenti) non esistono più. Per il Pd non c’è nulla di scontato. E per converso le defaillances del centrodestra non possono più essere giustificate con la permanenza del voto rosso di appartenenza. Per questo, in vista delle amministrative, chi vuole davvero competere deve costruire per tempo programmi e candidature credibili.