Il negozio di lusso si converte al vintage

Una boutique in viale Roma ha deciso di mettere in vendita anche articoli griffati di seconda mano. La titolare: "L’idea piace ai clienti"

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Il settore del commercio in riviera si sta modificando e i negozi in particolare devono saper accogliere nuove sfide. Ne consegue che ci sono novità nella gestione delle attività e novità anche in gestioni ’storiche’.

È questo il caso della nota boutique Dlr in viale Roma, che quest’anno per la prima volta ha deciso di proporre qualcosa di nuovo, anzi di ’vecchio’, visto che la novità riguarda il vintage. Così, nelle eleganti vetrine di articoli rigorosamente griffati, c’è uno spazio che accoglie prodotti usati delle marche più prestigiose, come le borse Luis Vuitton, Dior, Fendi, le scarpe Saint Laurent e Prada, le ricercate cinture Gucci i vestiti Miu Miu e altro ancora.

Dietro questa strategia c’è Lorena Zavalloni, da 27 anni al timone di un’azienda che, oltre a tante donne di Cesenatico, serve anche clienti di Cesena e molte turiste. Secondo la Zavalloni questa scelta è un vantaggio non solo dal punto di vista economico: "Comprare e vendere articoli di seconda mano in un negozio offre maggiori garanzie alla clientela perché si ha la certezza di acquistare, in primis, un articolo autentico, si evitano i problemi legati alle spedizioni o ai pagamenti online e si toccano i capi con mano. Noi ritiriamo, con la formula del conto vendita, solo articoli selezionati e in ottime condizioni".

I risultati stanno dando ragione al coraggio di fare questa svolta in una boutique di lusso, perchè l’idea è piaciuta molto alla clientela, è crollata la barriera della diffidenza per l’oggetto usato ed è apprezzata l’idea della ’moda circolare’, per dare una seconda vita agli accessori e dare l’opportunità a tante donne di avere prodotti di fascia alta a condizioni economiche vantaggiose.

Non solo, essendoci nel riuso e nel riciclo anche un significato etico, per molte persone è bello e di moda dire di aver preso un Gucci o un pezzo Luis Vuitton spendendo meno. L’esperienza del Covid ha inoltre cambiato anche le persone e chi lavora con il pubblico lo percepisce: "L’economia in crisi - prosegue Lorena Zavalloni - ha agevolato l’incontro tra l’offerta di venditori propensi a liberarsi di capi ed accessori non utilizzati per monetizzare, e la domanda di acquirenti a caccia di pezzi unici ad un prezzo ridotto. Ma la nostra scelta obbedisce anche ai principi universali della sostenibilità. Il coronavirus e il lockdown hanno riacceso prepotentemente i riflettori su concetti come la ’coscienza ambientale’ e ’responsabilità sociale’, diventati familiari e anche attrattivi". Lontani dai mercatini delle pulci e dell’usato, è dunque nelle vetrine scintillanti delle boutique che i i vecchi capi e accessori possono trovare una seconda vita.

Giacomo Mascellani