ELIDE GIORDANI
Cronaca

Il ricercatore operaio: "Dalle celle frigorifere all’Archivio di Stato"

La storia di Maurizio Abati, ex dipendente della Amadori. Oggi appuntamento con la 14esima edizione di ’Un tesoro di carta’.

Il ricercatore operaio: "Dalle celle frigorifere all’Archivio di Stato"

La storia di Maurizio Abati, ex dipendente della Amadori. Oggi appuntamento con la 14esima edizione di ’Un tesoro di carta’.

Galeotto fu il libro su Ponte Pietra di Valdes Onofri e Ennio Lazzarini. "Ho dato una mano nelle ricerche e mi sono innamorato dell’Archivio di Stato". Sono passati quasi 30 anni da allora e Maurizio Abati, operaio addetto alle celle frigorifere dell’azienda Amadori oggi in pensione, è diventato uno dei ricercatori privati più assidui dell’Archivio che si affaccia sul Chiostro di San Francesco, in via Montalti. "Sono di casa, ormai" conferma. Viaggiatore con passione lungo i due chilometri e mezzo di documenti che compongono il patrimonio lineare del nostro Archivio di Stato, si è dedicato ultimamente (ma in passato ha firmato ricerche con Marino Mengozzi, Paola Errani ed altri accreditati ricercatori locali) agli archivi notarili, che custodiscono in parte documenti non ancora catalogati e portatori di qualche sorpresa.

Saranno al centro dell’apertura straordinaria fissata per oggi alle 10 che celebra l’annuale Giornata nazionale dedicata agli Archivi e alle Biblioteca, "Un tesoro di carta", alla sua 14° edizione. Quali le curiosità emerse che potranno attrarre visitatori ignari e appassionati della materia? "Tra le tante i patti tra Malatesta Novello e papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini - elenca Maurizio Abati - che furono contrapposti da una iniziale inimicizia, e alcuni processi che coinvolsero i conti di Bagno".

I dettagli, del tutto inediti, saranno per chi presenzierà domenica mattina. "L’idea della ‘Domenica di carta’ - spiega il direttore dell’archivio Gianluca Braschi - nasce proprio per promuovere la conoscenza di un bene negletto rispetto ai più pubblicizzati beni artistici e architettonici e noi abbiamo scelto di valorizzare il lavoro di un nostro affezionato utente ricercatore. Creare un gruppo di ricercatori indipendenti, peraltro, è uno degli obiettivi dell’archivio, ossia fare la storia con gli utenti, non solo per gli utenti, che nella frequentazione quotidiana diventano espertissimi. E’ il caso di Maurizio Abati che sta contribuendo in maniera determinate a sistemare uno dei nostri fondi più importanti, quello degli atti notarili tra ‘400 e ‘600. Sono stati scoperti documenti che non erano mai stati inventariati". "Si tratta - spiega Braschi - di materiali che richiedono conoscenze specifiche, soprattutto per quanto riguarda la scrittura, una delle più difficili poiché i notai scrivevano in maniera delirante visto che erano documenti che rimanevano tra loro e i clienti. Abati ne ha censiti tantissimi, la sua è un’opera importantissima per l’illustrazione del nostro patrimonio culturale. Ce la spiegherà domenica attraverso un power point". L’archivio vuole socializzare le sue ricerche, le scoperte e la possibilità di fruirne per meglio conoscere la nostra storia, di cui è alveo vivo. "C’è stato un momento, nel mio precedente mandato - aggiunge il direttore Braschi - in cui il rapporto con la città è stato particolarmente effervescente. Spero che si torni a quello scambio". Ogni anno sono poco meno di 400 gli utenti dell’Archivio, il 75 per cento cerca notizie sul proprio albero genealogico.