"Il teatro è un luogo sicuro Continueremo a fare le prove"

La delusione dell’attore Michele Di Giacomo per lo stop all’attività teatrale deciso dal governo "Un colpo duro per un settore che era appena riuscito a rialzarsi". Uno spettacolo in preparazione

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di Raffaella Candoli

Fare prove, prove e prove, ma non debuttare. È questa la pena, dal sapore dantesco, inflitta agli attori, colpevoli di voler portare il bello della cultura negli spazi teatrali. Le ultime misure di contenimento al Covid decretano, nuovamente, anche la chiusura dei teatri, quando da pochi giorni era ripresa l’attività autunnale. "Saltano repliche, debutti -anche il mio - e si sta nell’incertezza: un colpo duro ad un mondo che fatica e che era riuscito a rialzarsi garantendo sicurezza nelle sale per gli spettatori. Ma ci dicono di chiudere, ancora". L’attore cesenate Michele Di Giacomo affida ai social e condivide con noi queste sue amare riflessioni. Senza rabbia, ma chiedendosi, in maniera retorica "dov’è il ministro dello spettacolo? È mai stato a teatro, uno dei luoghi più sicuri nell’osservanza delle regole di distanziamento e sanificazione?".

La nostra conversazione avviene poco prima che l’attore, recentemente entrato a far parte della Compagnia permanente Ert, si rechi al San Biagio per le prove dello spettacolo di Doug Wright "Io sono mia moglie" che lo stesso Di Giacomo ha tradotto, diretto e interpreta e che sarebbe stato in calendario, con varie repliche - proprio per limitare il numero degli spettatori in sala- per la stagione del Bonci (temporaneamente chiuso per restauri ) dal 17 al 29 novembre al cinema San Biagio. "Ert - spiega Di Giacomo- ci garantisce l’attività delle prove dello spettacolo, perché è una Fondazione lungimirante e tiene alla funzione sociale, educativa dell’attore, e alla sua presenza sul territorio. E siccome il nostro è un lavoro, va esercitato, ma al momento, sono prove senza prospettiva di debutto".

L’attore cesenate, arrivato ad un soffio dalla meta, era particolarmente elettrizzato per la messa in scena del lavoro che rappresenta una prova d’attore impegnativa, ma davvero stimolante: "un testo biografico del 2004, di quelli come piacciono a me, che racconta una storia vera, quella di Charlotte Von Mahlsdorf, in realtà uomo all’anagrafe col nome di Lothar Berfelde, che da travestito è sopravvissuto ai regimi nazista e a quello comunista a Berlino, ricevendo in seguito dalla Ddr la croce d’onore. Lo spettacolo è un monologo che ripercorre la vita di Charlotte, morta nel 2002, attraverso le testimonianze registrate da Doug Wright di trenta intervistati, interpretati da un solo attore. Wright rende giustizia a Charlotte-Lothar che recuperando mobili dalle case degli ebrei deportati o confiscate dalla Stasi, cercando oggetti tra le macerie delle bombe della Seconda Guerra Mondiale allestì il Gründerzeit Museum, raccontando un’era attraverso gli arredi e le mode; museo che diventò anche ritrovo nascosto e cabaret domenicale per la comunità omosessuale di Berlino Est. Insomma, una storia di vita con le sue luci e le ombre, un desiderio di libertà conquistato a fatica, un esempio di conservazione della memoria, e una pietra miliare nei testi drammaturgici della storia omosessuale che avrei voluto raccontare al pubblico. Ora siamo nuovamente in stand by fino al 24 novembre. Poi si cercheranno modalità per la messa in scena. Però resisteremo. Immagineremo. Proveremo. Comunque".