Cesena, l’imprenditore contro il governo: “Il decreto sicurezza mi dimezza i dipendenti”

Bertozzi: “Nessun italiano vuole più fare carpenteria. Ho dei dipendenti stranieri, ma con le nuove norme rischiano di non avere il permesso di soggiorno”

Luigi Bertozzi, titolare della Bertozzi srl di Mercato Saraceno

Luigi Bertozzi, titolare della Bertozzi srl di Mercato Saraceno

Cesena, 16 dicembre 2018, Molti lavori in Italia non esisterebbero più da alcuni anni se non ci fossero gli uomini e le donne migranti che una volta arrivati in Italia hanno dato avvio al loro processo di integrazione linguistica e sociale. Per alcuni, i migranti potrebbero ‘rubare’ il lavoro agli italiani, per molti imprenditori invece la realtà è ben diversa: è grazie a loro – dicono – che alcuni mestieri riescono a restare vivi. “La mia impresa avrebbe chiuso i battenti tempo fa se non ci fossero stati questi ragazzi», dice Luigi Bertozzi titolare di una carpenteria ferro, la Bertozzi Srl di Mercato Saraceno, molto preoccupato per gli effetti del nuovo decreto sicurezza, voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e approvato in via definitiva oltre una settimana fa.

Bertozzi, il Decreto Sicurezza restringe i rilasci dei permessi di soggiorno per i rifugiati anche con un lavoro. Lei vede conseguenze?

“Molte e drammatiche. Dopo alcuni anni di crisi stiamo attraversando un momento positivo per le commesse. Per questo motivo recentemente ci siamo ristrutturati con l’acquisto di nuovi macchinari robotizzati ed abbiamo adeguato l’organico alla nuova realtà economica, assumendo nuovi operai e apprendisti, soprattutto extracomunitari, in quanto non ha risposto ai nostri annunci nessun giovane italiano. Ora però a causa del governo tutto potrebbe capitolare”.

Cosa c’entra il governo e cosa cambierebbe?

“C’entra eccome. Se per il decreto sicurezza non potremo più assumere extracomunitari probabiulmente saremo costretti a chiudere, perché purtroppo personale italiano per noi non ce n’è. Nessuno vuole più stare in una carpenteria. Gli italiani che arrivano da noi restano 24 ore o al massimo pochi mesi ma poi si trasferiscono nelle grandi aziende. La nostra manodopera sono i giovani extracomunitari con permesso. Se me li rimpatriano tutti, io chiudo”.

Ci racconta un caso?

“Ho un dipendente che non riesce a convertire il suo permesso umanitario in permesso di lavoro per la mancanza del passaporto. Ho assunto il ragazzo il 22 gennaio e durante questi mesi ha svolto il proprio incarico con correttezza e precisione. Queste caratteristiche l’hanno reso per la nostra azienda un prezioso collaboratore ma senza quel documento potrebbe lasciare l’Italia”. Quanti extracomunitari ha alle sue dipendenze?

“In tutto siamo 5 italiani e 10 extracomunitari. Un paio di sicuro dovranno lasciarci via a causa del decreto Salvini”.