In Romagna il vaccino Moderna "Cruciale sarà tenerli separati"

Sambri, direttore del laboratorio di Pievesestina paragona i due sieri: "La differenza è solo nella praticità. La durata? La capiremo con il tempo. Ma è bene non somministrarli nello stesso luogo, per evitare errori"

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di Elide Giordani

Quante delle dosi del vaccino anti-Covid della casa farmaceutica statunitense Moderna arriveranno in Emilia-Romagna, dopo le prime 7.400 giunte ieri? Secondo il professor Vittorio Sambri, direttore dell’Unità Operativa di Microbiologia del Laboratorio Unico di Pievesestina, l’avere un bel numero di abitanti sopra gli 80 anni, almeno in questa occasione, dovrebbe portare un vantaggio alla nostra regione. Ma la tempestività della somministrazione, anche in questo caso, giocherà un ruolo decisivo nella battaglia contro il Convid-19.

Dunque, professor Sambri, quando si potrà avviare qui da noi la vaccinazione con il mRna-1273 del Moderna?

"È una questione di organizzazione. L’importante è non mescolare i due vaccini poiché i richiami per Moderna e per l’altro vaccino la cui somministrazione è già in atto, ossia Pfizer-BioNTech, sono diversi. L’una dopo 28 giorni l’altra dopo 20".

Quale può essere la strategia?

"Fare le seconde dosi del Pfizer insieme alle prime del Moderna, oppure separare le due somministrazioni anche da un punto di vista logistico. Il meccanismo della somministrazione comunque è lo stesso, anche se la logistica di Moderna è più semplice, poiché ha una temperatura di conservazione più gestibile".

Altre differenze?

"La modalità di stabilizzazione della molecola Rna messaggero, di cui tuttavia non conosciamo la sequenza poiché è coperta da brevetto. Sappiamo però che l’unica componente di entrambi è la proteina S che ospita l’infezione cellulare. Hanno ambedue lo stesso bersaglio e la stessa protezione. Ambedue sono in una capsula lipidica".

Le reazioni ai due vaccini sono uguali?

"Immagino di sì, anche se i contenitori lipidici sono leggermente diversi. Le reazioni comunque sono limitate, al massimo come quelle della vaccinazione antinfluenzale".

Quali novità, invece, sul vaccino AstraZenecaOxford?

"Arriverà nel momento in cui le autorità europee daranno il via libera al suo utilizzo. Al momento è stato somministrato solo nel Regno Unito, per l’Europa va verificato e autorizzato. Ci vorrà ancora qualche mese".

Ha il vantaggio di non richiedere l’iniezione di richiamo.

"Ma sui dati dell’effettiva protezione non c’è ancora nulla di pubblicato. Credo che l’atteggiamento di prudenza dell’Agenzia Europea dei Farmaci sia opportuna. Per gli altri due sappiamo esattamente che efficacia hanno e come si comportano". Per quanto tempo ci immunizzano i vaccini ora disponibili?

"Pfizer ha dati a quattro mesi, per Moderna ho letto due anni, ma onestamente credo che nessuno oggi possa sostenerlo con precisione".

Non è troppo scarsa una protezione di quattro mesi?

"Scarsa, ma gli studi realizzati ad ora sugli Pfizer sono iniziati quattro mesi fa e ci dicono che ad oggi chi ha cominciato a fare il vaccino ha ancora l’immunizzazione, procedendo sapremo con esattezza quanto dura. Per Moderna iniziamo ora. Non dimentichiamo che in Italia abbiamo già vaccinato 600 mila persone contro un virus conosciuto non più di un anno fa. Del resto, per tornare ad una normalità, non abbiamo un piano B. Dobbiamo vaccinarci. Se dura quattro mesi lo rifaremo ogni 4 mesi, se dura 18 ogni 18 mesi".

Cosa aspettarci a campagna vaccinale avanzata?

"Pensare che questo virus scompaia così com’è arrivato è semplicistico. Il Covid-19 è entrato nel bagaglio dei virus che ci infettano. Ci terrà ancora in ostaggio per quattro-sei mesi, anche se ci sarà una riduzione della sua trasmissione. Poi la prova del 9 ci sarà in inverno".