"La bolletta energetica? Ha raggelato la ripresa"

Analisi preoccupata di Fornari (Apofruit) di ritorno da Fruit Attraction "Nel 2021 per i nostri stabilimenti spesi 4,5 milioni: nel 2022 previsti 11 milioni"

Migration

La crisi energetica che sta piegando le cooperative romagnole – in particolare, quelle della filiera agroalimentare e dei servizi sociali – preoccupa anche il colosso cesenate Apofruit, leader nel settore dell’ortofrutta con i suoi 12 stabilimenti produttivi, dislocati da un capo all’altro del Paese, e oltre 3mila soci produttori in tutta Italia. A confermarlo, il direttore generale del gruppo Ernesto Fornari, reduce da Fruit Attraction 2022, importante manifestazione fieristica conclusasi ieri a Madrid. "In fiera non si parlava d’altro", esordisce infatti Fornari: "in tutta Europa, l’entusiasmo per la ripartenza è stato raggelato da una generale incertezza. Si guarda al futuro con timore e sfiducia".

Fornari, che impatto ha avuto il caro energia sulla vostra attività?

"È sufficiente che io le citi qualche numero: in tutto il 2021, la spesa energetica per i nostri stabilimenti è stata di 4 milioni e 500mila euro. Per il 2022, la previsione, formulata a inizio anno, era già di 7 milioni di euro: ma non era ancora scoppiata la guerra russo-ucraina, che ha scatenato ulteriori aumenti. Alla luce delle bollette ricevute negli ultimi due mesi, possiamo dire che le stime sono drasticamente peggiorate".

Di che cifre parliamo?

"L’importo da pagare per il mese di luglio era di 1 milione e 280mila euro (contro i circa 300mila dell’anno precedente), quello di agosto di 1 milione e 450mila (quasi un milione in più rispetto all’anno precedente). Se continuiamo di questo passo, non ci basteranno 11 – 12 milioni di euro per coprire i costi energetici del 2022".

Numeri davvero spaventosi. "Siamo nel bel mezzo di quella che viene chiamata ‘tempesta perfetta’: oltre alla crisi energetica, pesano la crisi delle materie prime (tra cui la plastica per imballaggi e i fertilizzanti) e il rincaro dei trasporti, sia su gomma che marittimi. Se ricaricassimo tutti questi costi sul prodotto finale, venduto nella grande distribuzione, la gente non comprerebbe più. Il sistema imploderebbe. Siamo costretti, dunque, a ridurre notevolmente i nostri margini: di questo passo, non so quanto potremo reggere".

Avete adottato delle soluzioni per limitare i consumi?

"Certo. Abbiamo installato i pannelli solari sul tetto di quasi tutti i nostri stabilimenti in Italia, realizzando un risparmio energetico del 25-30%. Con il completamento dell’impianto sugli ultimi due, che ne erano sprovvisti, puntiamo a raggiungere il 40% di energia autoprodotta da fotovoltaico. Investiremo anche sull’agrivoltaico, un approccio innovativo che intende far convivere la generazione di energia solare e le pratiche agricole e zootecniche (da avviare negli spazi sotto e tra le file dei pannelli). Tutto quello che era in nostro potere fare per abbattere spese, lo abbiamo fatto. Ora tocca al governo e all’Europa".

Quali misure si dovrebbero adottare a livello politico? "Occorre essere consapevoli che i ristori non sono più sufficienti. Servono risposte concrete e immediate, per far funzionare un sistema malato, incancrenito. Cominciamo dalla burocrazia".

La semplificazione ci salverà? "Pensi al fotovoltaico: al momento si è dimostrato una delle poche strategie valide per tamponare l’emorragia dei costi energetici. Eppure, tanti impianti giacciono inutilizzati sui tetti dei capannoni industriali, perché mancano delle autorizzazioni necessarie per entrare in funzione. Quindi non basta prendere decisioni a livello centrale: occorre anche verificare che, a livello locale, quei provvedimenti si traducano in azioni reali. E in tempi il più possibile rapidi. Se si continua a esitare, molte imprese chiuderanno entro i prossimi due o tre mesi".

Maddalena De Franchis