La cavalla storna in dialetto romagnolo

L’ha tradotta un appassionato di poesie: "E’ lingua diretta, semplice, la madre del Pascoli parlava così all’animale"

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di Ermanno Pasolini

‘La cavalla storna’ tradotta per la prima volta in dialetto romagnolo. L’idea è stata di Marco Marchi di Longiano, imprenditore del gelato, scrittore e poeta. Quando le è venuta l’ispirazione?

"La sera del primo agosto scorso a Villa Torlonia di San Mauro Pascoli. Ho assistito con amici a uno spettacolo organizzato dalla Accademia Pascoliana in cui Lucilla Giagnoni ha recitato diverse poesie di Pascoli".

Non le era piaciuta la recitazione?

"L’interpretazione de ‘La cavalla storna’ da parte della Giagnoni ha entusiasmato alcuni di noi ma non il sottoscritto. Mi era sembrata un po’ sopra le righe, troppa enfasi, e soprattutto non nelle mie corde.Ne è seguita una discussione di gruppo, con diversi punti di vista".

Cosa ha contestato?

"Ho fatto notare alle amiche che erano commosse, che sicuramente la madre del poeta affranta, parlando alla cavalla, al buio, di notte, col pianto nel cuore, non usava certo i toni della tragedia greca, bensì era sommessa, le sue erano parole semplici e dirette. Ho anche detto che a mio avviso ha parlato alla cavalla in dialetto".

E’ stato a questo punto che ha avuto l’ispirazione di tradurre la famosa poesia in dialetto? "Sì. Di qui è nata l’intuizione di far parlare la madre di Zvanì in romagnolo, la sua lingua e la nostra lingua, quella in cui si esprimeva in famiglia".

Che filone ha seguito per la traduzione?

"Ho cercato di rispettare il più possibile il testo di Giovanni Pascoli ma volendo usare il dialetto, per antonomasia la lingua del popolo, semplice, asciutta, ho dovuto necessariamente sintetizzare e semplificare qualche verso".

Perchè in dialetto?

"Proprio per la sua semplicità va dritto al cuore delle cose e stimola i sentimenti più profondi. Rimane una forma di espressione da salvaguardare e da continuare a utilizzare, particolarmente nella poesia. Per questo motivo, recentemente, partendo da una vecchia fotografia di inizio anni ’50 inviatami da un compagno delle elementari, ho iniziato a scrivere in dialetto romagnolo".

Dove verrà pubblicata?

"Nel mio prossimo libro di raccolta di poesie romagnole".