
La classe 1ªA del Liceo linguistico ‘Ilaria Alpi’ al teatro Bonci
Sipario aperto. Buio. Semplici sedie nere. Al centro del palco una macchina nera, che genera fuoco arancione, caldo, intenso. In alto, sospesi, due schermi, ora neri ora colorati, l’uno di blu e l’altro di rosso. Dal buio entrano i cinque attori della compagnia Sotterraneo, che ci trascinano in una psichedelica performance teatrale liberamente ispirata al romanzo ‘Fahrenheit 451’, che Ray Bradbury pubblica nel 1953. Siamo nel 2051, in un mondo in cui i libri, la musica, il teatro sono messi al rogo: è proibito pensare. Gli schermi dei dispositivi tecnologici, con i loro vuoti programmi di intrattenimento, sostituiscono la cultura. Montag, poliziotto della squadra addetta ai roghi dei libri, non ci sta, si ribella e dovrà scontrarsi con il suo capo e persino contro la moglie Mildred, donna frivola e depressa, che odia i libri e crede che la felicità stia nel guardare tutto il giorno le sue serie preferite con un visore di ultima generazione. Qualcuno, però, in questo mondo cieco, è ancora capace di ascoltare il rumore della pioggia, leggere poesie e imparare dai libri. Le scene si susseguono con ritmo incalzante: le azioni sul palco sono amplificate dalle scritte sugli schermi e dalle musiche energiche. Gli schermi sono fondamentali: il visore di Mildred rappresenta l’intrattenimento vuoto, mentre gli schermi in alto mostrano le due facce della realtà, portando lo spettatore a interrogarsi e a prendere posizione, in contrasto con l’ideologia di Beatty, secondo la quale "Se vuoi rendere felice qualcuno, non devi mostrargli i due aspetti della questione". I movimenti rapidi e scattanti degli attori sono quelli degli uomini sempre in preda alla fretta in un mondo dove è quasi impossibile rallentare e isolarsi. Gli attori sperimentano diversi linguaggi espressivi (il silenzio, la mimica, la danza, il canto, le urla). Parlano tra di loro, presentano se stessi, ci parlano di quanto è difficile la comunicazione in un mondo in cui i rapporti sono finti. Recitano nei panni dei personaggi della storia di Bradbury, ma allo stesso tempo escono da quelli per rivolgersi direttamente a noi spettatori in interviste impossibili, che ci travolgono in un gioco sfrenato. "Play with fire" è la canzone che dà il ritmo alla performance: "gioca con il fuoco". E, davvero, quando siamo usciti dal Teatro Bonci, ci siamo resi conto che il gioco è riuscito: la compagnia ci ha coinvolti in questo fuoco d’artificio, lasciandoci divertiti, sconvolti e pieni di pensieri e domande: quali sono le opinioni corrette? Chi ha ragione? Qual è la verità? Cosa pensare di fronte ai problemi della guerra, dell’ambiente, della censura? Quanto spazio dare alle tecnologie? In gioco ci siamo noi, oggi, nel 2025.
Classe 1^A – Liceo linguistico ‘Ilaria Alpi’ di Cesena