"La demenza si cura prima di tutto in famiglia"

Benati, direttore dipartimento Cure primarie Ausl: "Prendiamo in carico i pazienti, ma parenti e medico di base hanno un ruolo cruciale"

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di Mariasole Picchi

I disturbi cognitivi e le demenze costituiscono un problema rilevante di sanità pubblica. Problemi alla base delle maggiori cause di disabilità nella popolazione generale. I centri per disturbi cognitivi dell’Ausl Romagna sono il perno del percorso pubblico rivolto alle persone affette da demenze e si rendono operativi nella presa in carico dei cittadini e dei nuclei famigliari con diffcoltà. Il percorso è gratuito e si pone come obiettivo di evitare per quanto possibile, gli internamenti in residenze assistenziali o in strutture ospedaliere. Il direttore del dipartimento delle cure primarie di Forlì-Cesena, Giuseppe Benati è stato uno dei principali medici a incentivare questi percorsi.

Dottor Benati, qual è il percorso per i disturbi cognitivi e demenze nel territorio?

"L’iter inizia con la richiesta da parte dei famigliari al medico di base, che successivamente concorda le modalità e le tempistiche di intervento in base ai casi specifici. Il medico di base deve cogliere i sospetti della famiglia, poi c’è una valutazione multidimensionale per indagagre i vari aspetti del disturbo".

Quando si parla di diagnosi precoce e perché è importante?

"La demenza è caratterizzata dall’alterazione della cognitività e dalla modificazioe dell’autonomia. Di solito ci si accorge subito di una modifica del comportamento, anche nelle attività più basiche della vita come difficcoltà di memoria o di rielaborare i pensieri.

Che età hanno in media i pazienti?

"Purtroppo in alcuni casi sono colpite da demenza anche persone più giovani, ma nella maggiorparte dei casi sono ultra-65enni".

In cosa consistono le terapie?

"Ci sono terapie farmacologiche e altre di tipo riabilitativo. Sono poi stati riscontrati grandi benefici dagli interventi di bassa soglia, ovvero di socializzazione. Sono percorsi di forte integrazione con le associazioni di famigliari e di psicologi competetenti".

Quanti sono i malati sul territorio?

"Più del 4% di ultra-65enni possono andare incontro a disturbi cognitivi degenerativi, se parliamo di Forlì-Cesena sono alcune migliaia.

I pazienti sono recuperabli?

"Non esitono cure definitive come per la broncopolmonite, ma grazie alle terapie farmacologiche, e non si riesce a garantire una qualità della vita davvero notevole. È fondamentale sia il lavoro dei professionisti che l’addestramento dei famigliari.