La frutta sul mercato dalla ‘app’ al negozio

Durante la pandemia hanno aperto una piattaforma digitale, ora lanciano una catena di rivendite fisiche

Nel 2018 affittano i primi ettari di terreno e acquistano i macchinari agricoli con un capitale iniziale, da loro stessi definito ‘ridicolo’, di 20mila euro. Nel 2019 producono la prima verza, venduta poi all’ingrosso al mercato ortofrutticolo di Cesena. Ma i quattro ideatori della startup Green Project, tutti cesenati under 30, sognano in grande: il loro obiettivo è accorciare la filiera e abbattere i numerosi passaggi intermedi, portando direttamente frutta e verdura (e non solo) sulle tavole dei consumatori. Per realizzarlo mettono in piedi, alla vigilia della pandemia, una piattaforma web e un’app per ordinare i loro prodotti, consegnati a domicilio nelle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.

Sabato scorso hanno inaugurato il loro primo negozio fisico, in via Mazzini a Forlimpopoli e si preprano ad aprirne altri in Romagna e nelle altre zone dove sono presenti commercialmente. Al ‘Green Project store’ - questo il nome della bottega - si vendono non solo i frutti della loro azienda agricola (nel frattempo cresciuta fino a 10 ettari), ma anche altre specialità prodotte da aziende del territorio, fra cui birra, miele, farine, latticini e salumi. "In poco più di due anni siamo diventati il punto di riferimento di molte importanti realtà romagnole, fra cui il caseificio Mambelli e Molino Spadoni, per conto dei quali consegniamo a domicilio", dichiara uno dei fondatori, il 25enne Filippo Casali, laureato in Agraria.

"Abbiamo in programma di aprire un negozio in tutte le grandi città in cui siamo presenti: cominciamo da Forlimpopoli perché si trova a metà strada tra Cesena e Forlì e non lontano dai nostri terreni, tutti compresi tra Cesena e Bertinoro. La forza del nostro progetto sta proprio nell’avvicinare il consumatore al lavoro dell’agricoltore: la frutta e verdura che recapitiamo viene raccolta il giorno prima, non passa intere settimane nei camion, nelle celle frigorifere o sugli scaffali di un supermercato".

Il caro carburanti, tuttavia, ha influito pesantemente sulle attività di delivery e, in generale, sull’intero settore dell’agroalimentare: esiste una via d’uscita dalla crisi? "Certo, non dimentichiamo che siamo in Emilia-Romagna, una delle regioni più vocate all’agricoltura", risponde Casali.

"Per valorizzare le filiere, anche in un periodo così complicato, l’unica soluzione resta privilegiare la stagionalità e il km zero. È necessario riabituare le persone all’idea che vale la pena mangiare solo prodotti genuini e locali: in questo modo si ridurrebbe la dipendenza dall’estero e si tornerebbe a un consumo che tiene conto dei cicli stagionali, nonché della cura dedicata a ogni singola pianta".

Maddalena De Franchis