Carlotta Benini
Cronaca

La missione di Cristina Zani: "Portiamo una speranza ai bambini delle baraccopoli"

L’imprenditrice cesenate insieme ad altre colleghe ha partecipato all’inaugurazione di un centro diurno per bimbi disabili in uno dei quartieri più poveri di Nairobi

L’imprenditrice cesenate insieme ad altre colleghe ha partecipato all’inaugurazione di un centro diurno per bimbi disabili in uno dei quartieri più poveri di Nairobi.

L’imprenditrice cesenate insieme ad altre colleghe ha partecipato all’inaugurazione di un centro diurno per bimbi disabili in uno dei quartieri più poveri di Nairobi.

Cesena, 18 maggio 2025 – Kibera è una baraccopoli di fango e di lamiera, fatta di stretti viottoli di terra battuta maleodoranti e pieni di liquami, dove vivere è una sfida quotidiana, figurarsi prendersi cura di un figlio con disabilità. Qui i bambini con disturbi psico-fisici non hanno altra possibilità che restare segregati fra quelle quattro mura di fango, andando incontro a una morte prematura, mentre le loro madri vengono spesso abbandonate dagli uomini. Una ‘città’ dove non c’è speranza, se non quella portata dalle associazioni keniane e internazionali come Cittadinanza Onlus, che con il centro ‘Paolo’s Home’, a Kibera, dà sostegno ai bambini con disabilità fisiche e mentali. L’associazione riminese a inizio marzo è stata in Kenya per inaugurare un nuovo centro diurno a Riruta, altro quartiere povero di Nairobi: alla missione ha partecipato anche l’imprenditrice cesenate Cristina Zani, co-titolare di Zani Work, che insieme ai colleghi di viaggio ha messo in moto una catena solidale che ad oggi ha permesso di raccogliere quasi 40 mila euro, che andranno a finanziare le attività del centro.

Come ha conosciuto Cittadinanza Onlus e cosa l’ha spinta a partecipare alla missione? "Conoscevo l’associazione perché il suo presidente Maurizio Focchi è un imprenditore riminese associato, come la mia azienda, a Confindustria Romagna. A seguito di un’esperienza familiare, ho sentito il bisogno di fare qualcosa di concreto per aiutare le persone che soffrono di disturbi neurologici: sapevo che l’associazione si occupava anche di questo e quindi ho contattato il presidente per confrontarmi con lui. Da lì è nata l’opportunità di unirmi alla missione a Nairobi".

Qual è stato l’impatto? "Kibera è una baraccopoli di 400mila abitati, è lo slum più popoloso e problematico di tutta l’Africa subsahariana: non avevo paura di trovarmi faccia a faccia con la povertà perché, avendo viaggiato molto, avevo già visto situazioni al limite, mi spaventava piuttosto l’idea di affrontare la disabilità, fisica e mentale, che in un luogo come questo è più che mai vissuta come uno stigma, anche per le credenze popolari che la vedono correlata al maligno. È proprio questo che mi ha colpito dell’associazione, il fatto di occuparsi di progetti legati alle problematiche dei bambini con le situazioni di maggiore fragilità: in particolare i più piccoli, per i quali, agendo in età precoce, si possono fare grandi progressi".

Cosa avete fatto nei due centri di Cittadinanza Onlus? "Siamo stati insieme ai bambini, che sono seguiti da psicologi, logopedisti, fisioterapisti. Abbiamo assistito alle loro attività, fatto insieme a loro arteterapia, e abbiamo incontrato le loro madri, alle quali viene fornita formazione e supporto psicologico ed economico. Il nuovo centro diurno di Riruta, che è stato inaugurato durante la nostra missione a marzo, ha poi un focus anche sulle famiglie, oltre che sui bambini".

Cosa l’ha colpita di più di questa esperienza? "La preparazione, la serietà e l’organizzazione degli operatori locali che, coordinati da Cittadinanza Onlus, stanno facendo un lavoro strepitoso. La grande dignità delle persone, che sono in un contesto difficilissimo, ma cercano di fare di tutto per migliorare la propria condizione. Fare visita alla baraccopoli di Kibera ed entrare nelle ‘case’ della gente, ascoltare le loro storie e vedere con i miei occhi le condizioni in cui vivono, è stato molto toccante. Come mi ha scosso particolarmente la visita ai ragazzi giovani che vivono in strada, tra tossicodipendenza e malattia. Eppure c’è chi si occupa di loro e cerca di recuperare i più piccoli, per i quali c’è ancora una speranza".

Qual è stato il vostro contributo alla missione? "Eravamo in sette in viaggio, io, le amiche e imprenditrici di Confindustria Simona Bianchini e Alessia Valducci, quest’ultima con il marito Andrea, il presidente di Cittadinanza Onlus Maurizio e poi Patrizia ed Emmanuela: ognuno di noi si è adoperato per attivare raccolte fondi, in azienda e presso i propri conoscenti. In poche settimane sono stati raccolti quasi 40 mila euro, che garantiranno il funzionamento del nuovo centro diurno per più di un anno. Ma le risorse non sono mai abbastanza: l’obiettivo è di arrivare a 50mila euro, per questo organizzeremo degli eventi pubblici dove racconteremo le nostre testimonianze e promuoveremo una raccolta benefica: il primo si terrà a Rimini il 16 giugno, al ristorante Stella Maris. Anche come Zani Work ci attiveremo in questo senso. Inoltre io darò il mio contributo alla realizzazione di un video, montato con le immagini girate sul posto, che ci servirà per dare maggiore eco alla causa".