
L’operatrice della Papa Giovanni XXIII ha passato venti giorni in Etiopia "Sono pronta a ripartire e questa volta ci voglio rimanere un mese".
di Elide GiordaniSi parte per un improvviso moto del cuore, spinti da un incontro che svela un desiderio rimasto sottotraccia, oppure per un progetto che ha dovuto attendere tempi e modi che si sono imposti da sé. Tra i tanti che partono per un’esperienza di volontariato per un altrove dai bisogni inestinguibili quest’ultima per Federica Matassoni, 38 anni, laurea in Cooperazione internazionale tutela dei beni etno-culturali, operatrice della comunità Papa Giovanni XXIII, è stata la spinta decisiva. Destinazione Etiopia, sulla traccia di Bruno Fusconi, l’imprenditore cesenate scomparso due anni fa lasciando una scia tra Cesena e l’Etiopia che la sua dipartita non ha reso più labile. "Era amico della mia famiglia - dice Federica Matassoni ricordando il fondatore dell’associazione Amici dell’Africa - sin da bambina mi incantavano i racconti che ci faceva a tavola la domenica. Sono sempre stata curiosa rispetto al diverso da me, ma il viaggio in Africa ho dovuto elaborarlo a lungo". Ed eccola, per un periodo di 20 giorni intensissimi, alla volta dell’Etiopia, nella città di Shashamane, presso la missione delle suore italiane di Foucaul. "Mi sono messa a disposizione delle madri e dei loro bambini - continua Federica Matassoni - aiutandoli ad imparare quelle regole d’igiene che possono contrastare tante malattie infettive e insegnando loro gli elementi della nutrizione. Non sono un medico, ho fatto quello che potevo, tanto più che in quelle condizioni l’accudimento viene fortemente sollecitato. Sono donne in situazioni molto precarie sia economiche che di salute. Fanno molti chilometri a piedi, qualche volta per più di un giorno, per arrivare presso le suore e affidarsi a mani caritatevoli. Purtroppo quelle donne non possono permettersi neppure l’acquisto di beni di prima necessità, arrivano dalle baraccopoli attorno alla città anche solo per una razione di lenticchie". Cosa si è portata a casa Federica da quella esperienza? "Ero scesa per donare tempo, ma sono tornata con tanti pezzetti di tutte quelle persone che ho incontrato e che mi hanno accolta. E’ un posto dove tutto è il contrario del tutto. Dove c’è voglia di vita e dove c’è anche quella spezzata. Ci sono persone che, in assoluto silenzio, lavorano per diminuire il senso di ingiustizia e disuguaglianza, condividendo dal basso la vita con chi non ha niente o ha veramente poco. Dove c’è bisogno di pazienza e di rispettare i tempi altrui e di tutelare e a volte battagliare con poteri che non si vedono". Tutto questo non può prescindere dalla figura di Bruno Fusconi che ha investito beni personali e coinvolto decine di benefattori per realizzare grandi opere in Africa e in America Latina (ospedali, scuole, case famiglia). Un uomo speciale con la carità nel sangue. Un esempio che non lascia indifferenti. "Sono pronta a ripartire - dice infatti Federica Matassoni - e questa volta ci resto un mese".