La morte di Alika, frutto avvelenato dell’odio per gli stranieri

Ho visto con orrore sulla prima pagina del Carlino dei giorni scorsi, tre foto che documentano l’agonia e l’uccisione di un uomo di colore da parte di un italiano. Le foto si assomigliano in modo macabro a quelle in cui un poliziotto americano, due anni fa, uccise un nero di nome George Floyd.

Ma quello che mi sconvolge di più nel nostro caso è la presenza di molti video a disposizione della polizia e in nessuno di essi c’è una persona che accorre in difesa dell’inerme Alika Ogorchukwu, 39 anni, ambulante, che vendeva fazzoletti e così manteneva la famiglia, composta di una moglie e un bambino.

Tutti a fotografare e nessuno ad aiutare il poveretto che agonizzava.

Dov’è la solidarietà e l’umanità di noi italiani?

Mi diceva mia moglie che sua nonna aveva conosciuto i reduci della ritirata di Russia , erano stati bene accolti perché al contrario dei nazisti, si facevano apprezzare per le loro doti di umanità e gentilezza, tant’è che molti superstiti si sposarono lì e chissà quanti abitanti russi hanno sangue italiano nelle loro vene.

Abbiamo perso queste doti e permettetemi di dire, che in questi ultimi anni la politica di alcuni partiti ha espresso il loro odio verso gli emigranti, inoculando veleni di razzismo nel nostro popolo.

Un popolo,come il nostro, nei secoli accogliente. L’Italia, invasa per millenni da altre genti e a nostra volta anche noi da essa emigrati.

Perdonaci Alika, spero che il governo riconosca a quella moglie e quel figlio dei mezzi di sostentamento.

Non tutti siamo razzisti, c’è ancora nella maggioranza di noi chi ripudia questo terribile sentimento, cito uno per tutti Gino Strada.

Siamo in molti, siamo accoglienti e consci che non esistono razze, se non quella umana.

Felice Milella