"La solidarietà a tavola contro la solitudine"

Avviata l’attività del ristorante ’Cucine popolari’. Il presidente Cappelletti: "Grande risposta della città, come ci aspettavamo"

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di Annamaria Senni

Cuochi ai fornelli, tavola imbandita, e tanta, tanta emozione per il debutto ufficiale delle Cucine Popolari. Martedì, alle dodici in punto, i locali nell’ex mensa dell’istituto Don Baronio in via Macchiavelli 70, hanno aperto le porte accogliendo una cinquantina di clienti già in fila dalle 11.45 per ricevere un ottimo pasto caldo. "E’ andata proprio come speravamo, si è creato quel clima di solidarietà e di condivisione a cui puntiamo, e si sono intrecciate le prime relazioni umane tra i più bisognosi e chi si concede una pausa per prendersi cura anche di loro". Il presidente dell’associazione Cucine Popolari, Enzo Cappelletti, si dice molto soddisfatto da un’ouverture che è andata oltre le aspettative.

Enzo Cappelletti, l’obiettivo di Cucine Popolari, è di creare un ponte di unione tra chi è più povero e chi è più fortunato. Siete riusciti nell’intento?

"Il primo giorno è andato molto bene. La sala da pranzo era piena con una cinquantina di persone. Nessun tavolo singolo, ma grandi tavolate con tovaglie, tovaglioli, piatti in ceramica, e chi arrivava si sedeva accanto a chi non conosceva. Tutti hanno condiviso lo stesso pasto in un momento di unione e non di solitudine. I più bisognosi (circa una trentina di persone) hanno mangiato gratuitamente, chi invece poteva permetterselo ha contribuito offrendo un pasto alla persona che gli stava accanto e non poteva pagare. Tanta solidarietà che ha sconfitto per un momento lo spettro della solitudine. C’erano anche anziani residenti al Don Baronio che sono venuti a pranzo. Tra tutti gli ospiti della sala si è creata subito quella relazione umana che cerchiamo".

La vostra associazione, che ha aderito al Tavolo di Solidarietà coordinato dai Servizi Sociali comunali, continua ad ampliarsi. Quanti volontari siete in questa lotta alla povertà e all’inclusione?

"La risposta della città è stata sorprendente e siamo arrivati a 160 volontari. La stragrande maggioranza ha dato la disponibilità a fare i turni nella cucina o nella sala, poi abbiamo le ‘sfogline’ che ci preparano la pasta fresca, altre volontarie che ci danno una mano con i dolci, due cuochi, alcune aziende e privati che ci donano prodotti alimentari".

E’ stato apprezzato il menù del primo giorno?

"E’ piaciuto a tutti. Siamo partiti a pranzo con tagliatelle al ragù, pollo con verdure e un misto di dolci, e la sera abbiamo replicato con risotto al radicchio rosso, sformato di patate e formaggi, e come dolce le chiacchiere di Carnevale. La serata si è svolta in un clima di festa, con momenti di allegria e qualche canto. C’era lo spirito giusto e il momento più bello è stato quando è partito un coro di voci che intonavano ‘Romagna mia’".

Il ristorante per ora è aperto due giorni a settimana, sperate di aumentare le giornate di apertura?

"Fino a questa estate siamo aperti il martedì e il giovedì a pranzo e cena, dalle 12 alle 14 e dalle 19 alle 21. Dopo l’estate vedremo se incrementare in base ai bisogni delle persone".