La storia di Cristina Golinucci al Bonci

Da venerdì a domenica in prima assoluta lo spettacolo di Giacomo Garaffoni sulla giovane cesenate scomparsa 30 anni fa

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di Raffaella Candoli

"Voglio soltanto le ossa", il disperato, instancabile appello lanciato da Marisa Degli Angeli, dal giorno della scomparsa di sua figlia Cristina, diventa uno spettacolo teatrale per la regia e su testo di Giacomo Garaffoni. Venerdì 25 e sabato 26 alle 21, e domenica 27 alle 16, al Bonci, in prima assoluta, la produzione Ert porta sulla scena una vicenda che a 30 anni dalla sparizione della giovane di Ronta non è stata dimenticata dalla comunità cittadina, come testimonia l’assegnazione del premio Malatesta Novello alla signora Marisa, indicata, in un sondaggio promosso dal Comune, da gran parte del migliaio di partecipanti.

Alla sua prima regia teatrale, il 41enne attore, performer e drammaturgo cesenate Garaffoni, vincitore della Biennale College Teatro (2021-2022) -Autori under 40, ricostruisce, dopo un percorso di ricerca di 3 anni, la storia di Cristina Golinucci che, ricordiamo, sparì nel nulla, dopo aver parcheggiato la sua Cinquecento nel piazzale del Convento dei Cappuccini, dove si era recata all’appuntamento col suo padre spirituale. "Oggi Cristina avrebbe l’età che aveva sua madre quando è svanita misteriosamente nel nulla – spiega Garaffoni – e il lavoro teatrale cristallizza, attraverso una scena domestica tra madre e figlia, il giorno in cui la ragazza ha smesso di essere sé stessa diventando una icona immutabile: una ragazza di 21 anni la cui foto è in tutte le stazioni ferroviarie d’Italia, con lo stesso paio di occhiali, lo stesso cardigan, lo stesso sorriso. Per sempre. Il dialogo tra madre e figlia tocca anche momenti intimi, e alcune parole non saranno udibili al pubblico, così come cadrà letteralmente un velo sul momento in cui, attraverso i rumori del motore della piccola utilitaria, Cristina giungerà alla sua ultima destinazione nota".

Giacomo Garaffoni afferma essere stato fondamentale entrare nella quotidianità di Cristina attraverso i suoi diari, l’avere frequentato sua madre, avere raccolto il suo smarrimento, la tenerezza del ricordo, ma soprattutto la forza, la determinazione caratteriale che l’ha messa di fronte al muro maschile dei primi momenti in cui dalle forze dell’Ordine, ai frati Cappuccini, al presunto assassino reo confesso che poi ha ritrattato, hanno messo a dura prova il suo bisogno di considerazione e aiuto. E poi le lettere anonime, la ridda di ipotesi che non hanno portato a nulla, facendo precipitare la donna e la sua famiglia in un limbo, in un buco enorme, "un vuoto che non viene riempito da una tomba su cui piangere una figlia senza destino". "Lo spettacolo – ritiene il presidente Ert Giuliano Barbolini -, risponde alla più nobile delle funzioni del teatro, costruire occasioni di riflessione e attenzione sulla memoria che rischia di affievolirsi". Una azione "in sintonia con la società civile – sostiene l’assessore Carlo Verona con deleghe ai Diritti e politiche delle differenze -, che debutta in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in una città qual è Cesena che su 95mila abitanti conta, negli ultimi 20 anni 12 tra sparizioni e femminicidi".

Lo spettacolo è inserito nel programma dei "16 giorni di attivismo contro la violenza di genere", coordinato dal Comune, in collaborazione col Forum Donne, Centro donna, Ausl e associazioni al femminile. A incarnare Cristina è l’attrice Livia Rossi, mentre il ruolo di Marisa è affidato ad Alice Torriani.