"Le classi pollaio sono un neo da eliminare"

Provincia al 74° posto. Anci e Unione province: "Chiediamo un confronto con la Regione, ma a Cesena qualità dell’istruzione alta"

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di Luca Ravaglia

La qualità della didattica è in cima alla lista delle priorità di ogni istituto scolastico, ma da sola non basta a garantire l’assoluta eccellenza. Lo dimostrano per esempio i parametri individuati dal Sole 24 Ore nello studio sulla qualità della vita divisa per classi di età che inquadrano la provincia di Forlì Cesena al 74esimo posto su 107 in relazione alla fascia compresa tra gli zero e i dieci anni. Che dunque annovera bambine e bambini che frequentano asili e scuole elementari. Tra i vari parametri presi in considerazione c’è anche quello dell’affollamento dei locali scolastici e cioè del numero di alunni che compongo ogni sezione. Quelle che vengono in gergo definite ’classi pollaio’ rappresentano in effetti un fattore destabilizzante per l’ambiente educativo, sia dal punto di vista della maggiore difficoltà a relazionarsi allo stesso modo e con la stessa attenzione a ogni alunno da parte degli insegnanti, sia dal punto di vista di chi sta dietro i banchi, che trova un contesto di apprendimento più complesso.

"Il sistema scolastico della nostra regione è tra i migliori del Paese - dichiarano il presidente di Upi (Unione province italaine) Emilia-Romagna Gian Domenico Tomei e il presidente di Anci (associazione Comuni) Emilia-Romagna Luca Vecchi nel commentare la classifica in questione - , con una forte attrattività e un’alta qualità dell’offerta formativa, come dimostrano i test Invalsi che vengono somministrati ogni anno agli studenti. Occorre tuttavia una pianificazione concertata per superare la criticità del sovraffollamento degli spazi e per questo chiediamo un incontro con la Regione, così da mettere in campo azioni condivise".

In particolare, il presidente Tomei sottolinea come "Questo dato paradossalmente sia un indicatore positivo, che evidenzia la forte attrattività del territorio emiliano romagnolo. Siamo una regione ricca di opportunità professionali e di sviluppo e questo porta molte famiglie a trasferirsi nelle nostre terre, aumentando di conseguenza anche la popolazione scolastica. Abbiamo studenti tra i migliori del Paese, come dimostrano i test Invalsi che vengono somministrati ogni anno, perciò il sistema funziona. Occorre tuttavia analizzare con attenzione il dato dell’affollamento, per evitare fenomeni di disagio e problematicità che potrebbero incidere anche sulla didattica". Per la classifica, in relazione a questa specifica voce, la provincia di Forlì Cesena è decisamente nei bassifondi, alla posizione numero 100 (su 107, come detto) con una media di 21,3 studenti per classe. Fanno leggermente meglio i territori di Piacenza (71esima con 19,8 studenti per classe), Ferrara (82esima con 20,3) e Reggio Emilia (94esima con 20,9 ). Seguono Rimini e Parma, Bologna alla posizione 103 con 21,5 studenti, Modena è penultima con 21,9 e Ravenna ultima con 22 studenti per classe.

"La scuola, e più in generale l’investimento pubblico sull’educazione – chiude il presidente di Anci Emilia-Romagna Luca Vecchi -, in Emilia-Romagna ha saputo essere eccellenza diffusa e storicamente consolidata. Questo non significa che chi ha saputo essere bravo e lungimirante non debba essere sostenuto adeguatamente nel potenziamento delle risorse umane disponibili e nella crescita del personale insegnante. I dati della classifica reclamano una maggiore attenzione alla programmazione e all’investimento sul personale scolastico emiliano-romagnolo".