Le donne sono rispettate come gli uomini? Dobbiamo lottare ogni giorno per i diritti

Proprio da questa domanda è nata la riflessione che riguarda il secondo esempio. Abbiamo, purtroppo, capito che il ruolo che le donne hanno nella nostra società non è uguale a quello degli uomini e spesso la loro femminilità viene poco rispettata e, a volte, anche violata. Le donne dovrebbero essere rispettate non solo l’8 marzo, ma 365 giorni l’anno. A esser violentate, uccise dagli uomini, sono più di tre donne alla settimana: una ogni 72 ore. Questo fenomeno purtroppo è in aumento anche a Cesena e i dati del Centro Donne lo confermano: solo nei primi sei mesi del 2019 sono state 25 le donne, in città, vittime di violenza che hanno avuto il coraggio di fare denuncia, mentre nel corso di tutto il 2018 sono state 37 e l’anno prima si erano fermate a 31. Le donne al giorno d’oggi lottano ancora per la parità dei sessi. Si pensa che ci sia parità, ma in realtà le donne sono ancora sottovalutate in quasi tutti gli ambiti. Anche nell’ambito sportivo, oltre a quello del lavoro, le donne sono considerate inferiori. Il business del calcio maschile è molto più redditizio, irraggiungibile, per quello femminile. Ada Hegerberg, primo pallone d’oro femminile, riceve solo 400mila euro a stagione come il portiere dell’ Atalanta Pierluigi Gollini o l’attaccante del Torino, Simone Edera. Leo Messi, centrocampista del Barcellona, invece, riceve all’anno 127 milioni di euro. Ada Hegerberg racconta che lei e le sue compagne fanno pubblicità gratis mentre gli uomini vengono pagati, inoltre le donne hanno solo una maglietta e un paio di scarpini, mentre gli uomini ne hanno a volontà.

Fortunatamente nel tempo ci sono state molte donne che hanno fatto sentire la loro voce, aprendo uno squarcio in un mondo pensato solo al maschile. Purtroppo alcune di loro sono state considerate solo ribelli, altre pazze, altre ancora bruciate sul rogo. A partire da Malala Yousafzai, che ha lottato per l’istruzione delle donne in Pakistan e ha vinto, per questo, il Premio Nobel per la pace; Manal Al-Sharif che ha lottato perchè le donne saudite potessero guidare e per questo è anche stata mandata in prigione; Marta Vieira da Silva, che ha lottato per il calcio femminile ed è stata nominata tra i sei ambasciatori del Campionato mondiale di calcio 2014; Sey Shonagon era una dama di corte, vissuta tra il 966-1017, che ha scritto un capolavoro della letteratura giapponese mentre era chiusa in un palazzo; Kate Sheppard, che ha lottato per il diritto di voto raccogliendo 32 mila firme e diventando la madre delle sufraggette neozelandesi; Huda Shaarawi viveva in una casa simile ad una prigione. Fin da piccola fu obbligata a indossare un velo che copriva tutto il viso tranne gli occhi. Non poteva imparare l’arabo perché era una donna, ma era obbligata a imparare a memoria il Corano e fu costretta a sposarsi a 13 anni, nonostante tutto, studiò e coltivò la sua indipendenza. Questi sono solo alcuni esempi di come essere donne sia stato, e in alcuni paesi, lo sia tuttora, discriminante. Da questa riflessione abbiamo capito che siamo proprio noi, bambine, ragazze, donne mature che dobbiamo dimostrare quanto valiamo. Dobbiamo lottare ogni giorno affinché questo accada. Fortunatamente in questa ‘battaglia’ si sono schierati anche molti uomini, che hanno capito il valore delle donne. Questo è un buon inizio perché se combatteremo tutti insieme il traguardo della parità sarà molto più vicino: "Se diventi una farfalla nessuno pensa più a ciò che è stato quando strisciavi per terra e non avevi ali" (Alda Merini).