Leadership femminile? Si può insegnare

Una società di consulenza cesenate organizza corsi che valorizzano le peculiarità delle donne sul lavoro

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di Elide Giordani

Poche. E scarsamente facilitate nella salita verso i ruoli apicali. Sono le donne che detengono o mirano a cariche sociali nelle imprese. In Romagna sono 33.375, il 28% di soci, titolari e amministratori. La media è di poco superiore a quella regionale e distacca di un punto quella nazionale, quindi del tutto insufficiente per non cercare di arrivare, come prevede la Direttiva Europea sulla parità di genere, almeno al 33 per cento entro il 2027.

Capacità e volontà qualche volta non bastano, per questo il campo è di quelli arati con determinazione dalle società di formazione e consulenza aziendale. Un punto di vista inconsueto lo evidenzia una società cesenate, Passodue, fondata da Alice Alessandri e Alberto Aleo, autori di alcuni volumi sul tema della conciliazione tra etica e business. "Il nostro approccio - sintetizza Alessandri - non è quello della contrapposizione tra modello femminile e maschile ma quello della valorizzazione delle qualità, che per cultura, sono più tipicamente femminili".

Quali sono queste caratteristiche?

"Flessibilità, apertura, condivisione e cooperazione, ascolto ed empatia, gentilezza, pazienza, inclusività, capacità di cura e di entrare in relazione, fiducia e dialogo compongono la costellazione di principi definiti femminili".

Peculiarità solo femminili? "No, sono patrimonio anche di alcuni uomini ma il mondo del lavoro, di base androcentrico, tende a nascondere il femminile, che c’è anche negli uomini, per paura di incarnare uno stereotipo di persone deboli, troppo sensibili, emotive. Cosicché il mondo del lavoro guidato dagli uomini ha finito per condizionare le dinamiche relazionali".

Come sono, invece, gli uomini, nel mondo del lavoro?

"Più diretti nel dire, maggiormente legati alle dinamiche del comando e del controllo. Non a caso anche le donne di successo vengono definite persone con gli attributi, quasi che per arrivare al top occorra imitare modelli solo maschili".

Qual è dunque l’alternativa che indicate nei vostri corsi?

"Che le donne non mortifichino ma enfatizzino le loro caratteristiche femminili per una leadership che includa, accetti la diversità e si prenda cura del contesto".

Perché questo è necessario insegnarlo attraverso dei corsi? "Perché la maggioranza nel mondo del lavoro è composta da uomini, e ciò si replicherà all’infinito se il numero delle donne per una leadership al femminile non aumenterà con l’obiettivo di trainare quel cambiamento culturale che, come è giusto, toccherà anche gli uomini . Se mancano le donne, portatrici di quei valori oggi così necessari, non ci sarà cambiamento. Eppure i principi femminili sono elementi strategici per fare business negli anni a venire".