L’instabilità dei mercati penalizza produttori e famiglie

Allarme per la perdita di potere d’acquisto delle fasce sociali a basso reddito

Migration

L’accesso ai beni alimentari per le famiglie a basso reddito è a rischio. L’allarme arriva dalla Commissione europea e viene ripreso da Coldiretti sulla base dell’aumento dei prezzi al consumo. Il mondo dell’agricoltura vive però allo stesso tempo un momento difficilissimo per l’aumento dei costi di produzione dovuti in larga parte all’aumento del prezzo dei carburanti e alle conseguenze della guerra in Ucraina. Le oscillazioni degli ultimi giorni sono state molte intense. Si ferma, almeno momentaneamente, la corsa al rialzo del prezzo del mais, mentre registrano piccole oscillazioni verso l’alto sia il grano tenero (+1,5%) sia il grano duro (+2%), che per la prima volta dopo settimane di stabilità inizia a salire (dati Consorzi agrari). A determinare questo scenario, in un mercato che resta comunque molto instabile, lo sblocco dell’export dall’Ungheria almeno per i contratti già in essere, che allontana il rischio scorte zero per il nostro Paese.

Diverso il discorso per il lieve rincaro del grano duro, che passa da 515 a 525 euro a tonnellata (+10 euro), le cui quotazioni sono strettamente collegate alla scarsa disponibilità di prodotto per le minori produzioni dei Paesi che guidano il mercato, Canada in primis. Il costo del grano tenero sale, rispetto alla scorsa settimana, di 6 euro a tonnellata, attestandosi tra 408 e 417 euro a tonnellata, con punte di 440 per i cereali più proteici.

Il mais, invece, resta stabile a 405 euro a tonnellata, così come l’orzo fermo a 384 euro a tonnellata, mentre il sorgo sale a quota 385 euro a tonnellata (+1,8%) e la soia tocca quota 700 euro a tonnellata, in rialzo di 12 euro rispetto alla scorsa settimana (+1,8%). Rispetto alle rilevazioni del 17 febbraio, ultima settimana prima dell’inizio della guerra, il grano tenero ha subito una impennata del 32,9%, il mais del 41%, sorgo e orzo del 39,8%, la soia del 11,3%.