
E’ nato dalla creatività cesenate il padiglione italiano dell’Expo 2023 Doha, Quatar, che inaugura lunedì 2 ottobre. Il progetto, elaborato dalla Studio Associato Barbieri, ha vinto di slancio una doppia sfida: quella architettonica e quella ambientale. Un doppio impegno imposto dal tema centrale della lunga rassegna espositiva (sei mesi di vita) che gira intorno al progetto "Deserto verde, ambiente migliore". Il fil rouge del coinvolgimento cesenate nasce dalla fiera internazionale Macfrut e arriva ad una installazione che ha in sé molto dell’avanguardia delle tecniche di coltivazione sostenibile che rappresentano l’evoluzione di quella produzione primaria che qui, nel Cesenate, ha radici solide e lontane. Ma cosa riempie di significati il "deserto verde" da cui l’Horticultural Expo del Quatar lancia la sua sfida? "L’ideale del Deserto Verde - recita una brochure - ha aspetti culturali, educativi, economici, sociali e scientifici, combinando pratiche agricole tradizionali con tecniche moderne e alternative come l’idroponica, la permacultura e la vermicoltura, il tutto in modo sostenibile. Le tecniche che consentono la coltivazione sostenibile di alberi e colture in terre aride svolgono un ruolo importante nell’invertire i problemi di desertificazione evidenti in tutto il mondo". E i cesenati, in particolare l’architetto Lorenzo Tappi che ha seguito il progetto per conto dello Studio Barbieri, l’hanno pensata così: "Abbiamo realizzato un padiglione le cui pareti sono costituite da circa 500 piccole vasche idroponiche alternate tra loro, che formano una sorta di recinto, alimentate e gestite da una centrale tecnica che assicura acqua e fertilizzanti a tutte le piantine, bouganville e varie tipologie di insalate, presenti nel padiglione".
Il "Giardino Italia", che si estende su una dimensione non consistente (circa 800 metri di superficie di cui 160 coperti) ha anche alcuni "alberi" idroponici artificiali che con la loro corona ombreggiano un "bulbo" dove sono state collocate le varietà orticole, insalate soprattutto, più delicate. Gli alberi servono anche per proiettare un po’ di ombra nel cortile dove ci sono zone relax. Nell’area centrale dell’albero artificiale è stato collocato una sorta di abbraccio costituito da contenitori idroponici, stampati in 3D (mentre le vaschette delle pareti sono in polistirolo strutturale, leggero e isolante), con altre varietà che cambieranno aspetto nel corso dei sei mesi dell’esposizione. All’interno ci sono anche vasche con piante flottanti che mostrano un altro sistema di coltivazione in ambiente difficile. La realizzazione del tutto è avvenuta con maestranze locali che hanno lavorato prevalentemente di notte per evitare il dardeggiare rovente dei raggi solari.