Lo ‘spingitore di carrozzine’ "Fatica doppia ma una gran gioia"

Nicola Tavaglione ha corso la maratona di Bologna insieme a Gioele, disabile di 33 anni "Ha superato un intervento con una difficile convalescenza e non vedeva l’ora di tornare alle gare".

Lo ‘spingitore di carrozzine’  "Fatica doppia ma una gran gioia"

Lo ‘spingitore di carrozzine’ "Fatica doppia ma una gran gioia"

di Maddalena De Franchis

È cominciato tutto a Cesenatico, nell’autunno 2020, in occasione di un’edizione della maratona Alzheimer passata in sordina a causa del Covid. Nicola Tavaglione, di origini pugliesi, trapiantato per amore a S.Angelo di Gatteo, correva da una decina d’anni, ma non aveva mai pensato di farlo spingendo una carrozzina. Al parco di Levante si imbatte nel cesenate Francesco Polverelli, ultrarunner e presidente dell’associazione sportiva ‘Rubicone for sport-Marianna trail’, che da tempo spinge Gioele, un ragazzo disabile di San Mauro Pascoli, assieme ad altri podisti della zona. "Mi ha affidato la carrozzina e mi ha detto: ‘Dai che ci divertiamo’. Aveva ragione: in questi anni mi sono proprio divertito", esordisce Tavaglione.

Si è talmente divertito che una settimana fa, alla maratona di Bologna, ha deciso di spingere Gioele da solo, senza alternarsi con nessuno. Un’impresa non da poco. "Era la prima volta che succedeva per noi: di solito a questi eventi ci si presenta in gruppo e ci si dà il cambio più volte durante il percorso. Nei mesi scorsi gli altri spingitori non sono riusciti ad allenarsi o erano impegnati in altre competizioni, ma io non volevo saperne di rinunciare a questa gara".

Per quale ragione?

"Gioele ha dovuto affrontare un intervento molto delicato e una convalescenza lunga e difficile. Ma io sapevo che non vedeva l’ora di tornare alle gare. Allora sono andato da sua madre e le ho chiesto di portarlo a Bologna. Le ho fatto una promessa: saremmo arrivati al traguardo".

Che difficoltà ci sono nel percorrere distanze così lunghe spingendo una carrozzina? Avete peraltro concluso la ‘30 chilometri’ in un tempo di tutto rispetto: 2 ore e 40 minuti. "La difficoltà maggiore deriva dal peso: Gioele ha 33 anni e la corporatura di una persona adulta, non è un bambino. Da qualche tempo usiamo una carrozzina più leggera, realizzata da un artigiano di Poggio Torriana e donata con una raccolta fondi. Ma la fatica rimane, soprattutto nelle salite o nei tratti di asfalto irregolare".

Avete in programma altre gare?

"Sicuramente la Rimini marathon, il prossimo 26 marzo, che coinciderà con il mio 40esimo compleanno. Non immagino un modo migliore per festeggiarlo. Correremo sulla distanza regina, 42 chilometri e 195 metri, assieme a tanti altri gruppi di spingitori, perché Rimini ospita ogni anno il raduno internazionale degli spingitori di carrozzine, dall’Italia e dall’estero".

Che sensazione ha provato al traguardo di Bologna, in piazza Maggiore?

"Felicità. Da quando spingo Gioele ho imparato che i nostri problemi quotidiani sono ben poca cosa, se paragonati a quelli di chi convive ogni giorno con la disabilità propria o di un familiare. La vera felicità non è arrivare per primi, ma aiutare queste persone a realizzare il sogno della medaglia. Vedere il loro sorriso ripaga da ogni fatica".