C’è stato un tempo, non lontano, in cui a Cesena erano attive diverse galleria d’Arte private - nate da iniziative individuali o da formule associative -, ora non più esistenti, ma che hanno contribuito a rendere dinamica la realtà culturale cittadina, collocando la nostra tra le piccole città d’arte in Italia. Domani alle 10, l’Officina dell’Arte di via Madonnina intraprende un viaggio nella memoria artistica locale attraverso la narrazione di tali gallerie.
"La nostra indagine - preannuncia Angelo Fusconi -, comincia con il portare all’Officina la ‘Cantina Carbonari’, nata all’inizio del Duemila per iniziativa del collezionista Giovanni Calboli e che nell’arco di una decina d’anni si è distinta come punto di riferimento per gli artisti cesenati, ma anche come proprio questa mostra odierna intende sottolineare, per la capacità di collegamento con altri centri artistici a livello regionale e nazionale in un arco di anni che va dal 2003 al 2008".
L’Officina dell’Arte presenta in questa occasione opere di autori di chiara fama tra i quali Aldo Borgonzoni, Pompilio Mandelli, Tono Zancanaro, Ivo Sassi, Sergio Vacchi. Ma qui si ritrovano pure pittori e scultori che grazie alla "Carbonari" sono stati conosciuti ed apprezzati anche nella nostra città, come i faentini Alfonso Piancastelli e Paolo Liverani, i forlivesi Pier Claudio Pantieri, Roberto Casadio, Miria Malandri, il fusignanese Giacomo Martini. Tra le tante "scoperte" che sono state proposte dalla Cantina Carbonari ritorna la colta astrazione di Eugenio De Feo. "Quella nobile cantina non era nata per essere una galleria d’arte - commenta Giovanni Calboli - . Conservava grandi tini per il vino e ganci per prosciutti e salumi. Aveva però la magia di una bella e nobile struttura e di quella ancor più fascinosa di essere stata sede dei Carbonari della ‘Giovane Italia’ da cui il nome della via su cui si affaccia il palazzo. La decisione di diventarne il proprietario fu subitanea. Ma cosa farne? orse un luogo d’arte, lo studio/laboratorio di un artista. L’idea di farne un luogo d’arte, discussa con gli amici Giampiero Teodorani, Orlando Piraccini e Luciano Navacchia. Finiti i lavori di recupero, si è pensato a una mostra dello stesso Navacchia per l’apertura. Senza volerlo, la cantina dei Carbonari era diventata la "Cantina Carbonari".
"È un ricordo doveroso quello che oggi si rivolge alla Cantina Carbonari – scrive nella brochure di presentazione il critico d’Arte Orlando Piraccini–. Si parte dalla constatazione che risultano ancora ben riflessi nell’attualità delle arti visive nella nostra città certi effetti prodotti dall’attività svolta dal sodalizio cesenate, per merito di una programmazione attenta, meditata e calibrata su precise linee progettuali: dediche agli artisti locali di lungo corso, esordi di giovani creativi attivi sul territorio romagnolo, riscoperte di personaggi novecenteschi ingiustamente dimenticati, ospitalità di pittori e scultori attivi in altri luoghi d’arte nella nostra regione ed in Italia. Proprio sulla capacità di fare rete con altre realtà oltre la dimensione locale, senza per ciò risentire di interessi di mercato né di influenze rispetto alle tendenze e alle correnti dominanti, sulla ‘Carbonari’ l’Officina dell’Arte ha inteso riannodare il filo della memoria".