"L’ondata di caldo fa appassire la nostra uva"

I viticoltori cesenati preoccupati per l’arrivo dell’anticiclone ’Apocalisse’: senza pioggia la vendemmia rischia di essere compromessa

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I più creativi l’hanno chiamato ‘Apocalisse’, perché investirà l’Italia – e buona parte dell’Europa – con valori potenzialmente storici, mai toccati da quando esistono le rilevazioni. L’anticiclone africano, da ieri tornato alle nostre latitudini più prepotente che mai, fa paura soprattutto agli agricoltori, già piegati dalla siccità ostinata degli ultimi mesi. Come sottolinea Coldiretti, se il dimezzamento delle precipitazioni ha finora avuto un impatto devastante sui raccolti di mais e foraggi (necessari per l’alimentazione degli animali), sulle produzioni nazionali di frumento e riso e persino sugli allevamenti di cozze e vongole, uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel delta del Po, ora a tremare sono viticoltori e vignaioli, anche nel nostro territorio. Se non si vedrà la pioggia, infatti, un’intera annata rischia di essere compromessa nel giro di sole due settimane.

"Gli effetti delle temperature troppo alte sono già ben evidenti", spiega Federico Facciani, vice presidente di Coldiretti Forlì-Cesena e titolare dell’azienda vinicola La Castellana, in via Castellana a Cesena. "Le foglie sono ingiallite, la crescita dei rami è ridotta, l’uva è come appassita. Il ritorno del caldo torrido non ci voleva: si abbatterà soprattutto sui grappoli di Sangiovese, attualmente in ‘invaiatura’, cioè nella delicata fase di inizio della colorazione. Se continua così, la prossima settimana sarò costretto ad avviare l’irrigazione di emergenza: attingerò l’acqua da un piccolo bacino privato che mio nonno aveva realizzato nel nostro campo, dimostrando una lungimiranza fuori dal comune per quei tempi (erano gli anni Sessanta)". A proposito di ‘apocalisse’, a peggiorare una situazione già drammatica contribuiscono pure le cavallette: "In alcune zone del Forlivese (fra Teodorano e Meldola) sono arrivate a ricoprire completamente la strada asfaltata. Per ora non hanno creato danni alle vigne, ma la loro proliferazione, favorita dal caldo, non è certamente un buon segnale".

Mostra ancora un po’ di ottimismo Silvia Casali, vignaiola nella cantina di famiglia, Tenuta Casali, in via della Liberazione a Mercato Saraceno. "I nostri vigneti sono vecchi, hanno tra i 20 e i 40 anni: sono dunque più coriacei, resistenti alle avversità atmosferiche e hanno radici profonde nel terreno. Su queste piante non vediamo ancora, fortunatamente, gli effetti della siccità. Certo, se queste annate si ripeteranno e la scarsità d’acqua diventerà una costante, tutto l’impianto sarà messo a dura prova". Posti su un’area complessiva di 80 ettari, i 20 ettari di vigneto della Tenuta Casali godono ancora del microclima favorevole della valle del Savio, contraddistinta da una rilevante escursione termica tra giorno e notte e da correnti fresche notturne, capaci di dare un po’ di refrigerio alle piante provate dal caldo.

Proprio le caratteristiche del suolo e del microclima della valle del Savio regalano al Famoso, vitigno autoctono coltivato nella tenuta mercatese, quella freschezza e originalità per cui, qualche giorno fa, il ‘Famoso di Mercato Saraceno’ è stato ufficialmente insignito della pregiata denominazione ‘Doc Romagna’. Un’ulteriore conferma del ricco e variegato patrimonio di questa terra, riscoperto da agricoltori appassionati e ora messo in pericolo dagli effetti a lungo termine del cambiamento climatico.

Maddalena De Franchis