"L’operosità dei ciellini ha segnato la nostra città"

Celebrato il centenario di nascita di don Giussani con il riconoscimento del sindaco. L’ex direttore del Carlino Brambilla: "I cristiani più interessanti"

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di Andrea Alessandrini

La celebrazione dei cent’anni dalla nascita del fondatore don Luigi Giussani (1922-2005), in un teatro Verdi grato e gremito, è stata un atto di memoria per gli aderenti a Comunione e Liberazione ed un evento cittadino per tutti, rendendo ragione della presenza del movimento ecclesiale che ebbe gli albori a Cesena sessant’anni fa. Evento cittadino nel senso che la presenza di Cl si riverbera sull’intera città: così ha scritto il sindaco del comune di Cesena patrocinatore dell’iniziativa, Enzo Lattuca, nella lettera letta dal responsabile di Cl cesenate Massimo Bassi.

"La profondità e la forza della sua predicazione (del fondatore, ndr) – ecco le parole – è riscontrabile nella operosità di chi ha scelto di seguirlo. Tutto ciò ha segnato, innegabilmente, anche la comunità cesenate, dove Cl si è sviluppata fin dalle origini". Il vescovo Douglas Regattieri, dal palco, ha definito Giussani "un uomo preso completamente da Cristo" esortando a proseguire il cammino chi segue il suo carisma di cui "come ha detto papa Francesco, ricevendo a Roma il movimento ecclesiale il 15 ottobre, non conoscete ancora del tutto la potenzialità".

Memoria è parola chiave nel lessico inconfondibile di Giussani e non significa devoto ricordo nostalgico, ma contenuto concreto e quotidiano dell’esistenza; quindi non poteva essere una serata commemorativa, bensì un passo costitutivo essa stessa del cammino e del ’nuovo inizio’, come il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione Davide Prosperi ha definito il percorso avviato dopo la benedizione e l’incoraggiamento del pontefice.

La serata si era aperta con la solenne sacralità di un’aria di Beethoven, che il sacerdote lombardo faceva ascoltare ai suoi ragazzi al liceo Berchet e con la proiezione di un video in cui il fondatore – con la voce rauca e il messaggio squillante – evoca la vita come un ponte da costruire tra effimero e infinito, non per architetti solitari ma dentro a una compagnia.

Il saggista professor Carmine Di Martino (Università di Milano) e Michele Brambilla, già direttore Qn e del Resto del Carlino (nella foto con Massimo Bassi) , sono stati chiamati come testimoni del loro incontro con don Giussani e a ragionare su come la presenza di Cl può essere vivificante oggi. "Tutto ebbe iniziò nel ’77, al banchetto di accoglienza delle matricole di Filosofia alla statale di Milano – ha ripercorso le origini Di Martino –. Furono gli studenti ciellini a colpirmi per come vivevano in università, poi conobbi il ’Gius’: ascoltare le sue lezioni sul senso religioso era un evento di potenza unica. Mi fece capire che il cristianesimo è un avvenimento che ha la forma di un incontro umano e che l’esperienza del movimento era all’altezza delle mie domande".

"Nel 1996 ero cronista al Corriere della Sera e don Giussani mi invitò a pranzo – ha ricordato il giornalista Brambilla –. Mi aprì il cuore la sua accoglienza: era in attesa sul marciapiede e conversando a tavola sembrava che per lui ci fossi io solo al mondo. Non sono di Cl, ma so che la vita ha senso solo se il cristianesimo è vero. I ciellini nella società? Se ripenso ai miei incontri, i cristiani più interessanti per me sono stati loro".

Era un liceale il sacerdote don Ernesto Giorgi, 75 anni, quando nel 1962 don Giussani venne a Cesena la prima di 27 volte. "Eravamo alla sala degli angeli a palazzo Ghini (luogo iconico per generazioni di ciellini cesenati, ndr) – ha condiviso con la platea –. Ero gaggio, allora. Prima di prendere posto, il ’Gius’ appoggiò la mano sulla mia spalla e disse: ’Avanti, rosso’. Sessant’anni dopo io lo sento ancora quel contatto".

Andò avanti il ’rosso’ e non da solo: prima in venti, poi di più, otto comunità di istituto alle superiori con i ’raggi’, gli incontri settimanali, e i giovani lavoratori. Portarono la presenza nei luoghi della vita, allargandola a macchia d’olio. Poi sono arrivati i figli, i nipoti e gli altri, in cammino nella ’strada che porta a casa’ della canzone di Claudio Chieffo, cantata come abbrivio di serata nella memoria di Giussani.