Mercato Saraceno, torna l'allarme lupi. Quindici pecore sbranate

La rabbia di un allevatore di Piavola: "Seimila euro di danni"

Gianni Loi

Gianni Loi

Mercato Saraceno (Cesena), 17 luglio 2019 - “I lupi mi hanno sbranato quindici pecore gravide davanti casa, non se ne può più”. Sono parole intrise di rabbia quelle di Gianni Loi, titolare dell’azienda agricola Sopramonte che si trova a Piavola, dove il pastore di origine sarda insieme alla moglie, al figlio e alcuni dipendenti alleva 1000 pecore, 150 capre e 11 mucche da cui ricava latte e formaggio.

“Il fatto è avvenuto nella notte tra domenica e lunedì”, racconta l’allevatore. “Alcune pecore si trovavano nel recinto davanti casa perché gravide. A causa del temporale però, i cani da guardiania sono andati a ripararsi lasciandole scoperte». Non è certo la prima volta che accade all’allevatore. “Due anni fa abbiamo avuto l’attacco più grosso, con una settantina di capi ritrovati senza vita. Più altri di cui ho rinvenuto qualche osso con il passare del tempo. Una vera strage”.

Gianni Loi, dubbi in merito al fatto che l’artefice sia stato per forza più di un lupo, non ne ha: “Ne ho visti tre girare attorno a casa qualche giorno fa al mattino e sul far della sera. Solo che se vedendo i dodici cani pastore non hanno potuto portare a termine il loro piano”.

Ci voleva la notte, e soprattutto il temporale a spaventare i cani. “Quando mi sono svegliato lunedì mattina – prosegue nel racconto Loi - ho trovato le pecore tramortite alla gola e mangiucchiate alle cosce e alle mammelle, non poteva che essere stato il lupo”. Oltre ai danni quantificabili in oltre 6mila euro, quello che più infastidisce l’allevatore, è il calvario dovuto alla burocrazia. “Bisogna smaltire le pecore morte facendo la segnalazione all’Ausl, ma il pagamento è a carico dell’allevatore. Inoltre, il veterinario viene a controllare per accertarsi che siano morte realmente a causa del lupo e che non siano state uccise per ricevere l’indennizzo”.

Il risarcimento del danno è previsto dalla Regione, ma a detta dell’allevatore arriva nelle tasche come minimo dopo un anno. “Per ogni capo abbattuto si prende circa 100 euro senza tenere conto di quanto sia redditizio. Questo è un problema perché ogni animale rende 400 euro all’anno, quindi il rimborso copre una minima parte della perdita”. L’annosa questione secondo Loi si risolverebbe intervenendo per ridurre il numero dei lupi. “Le istituzioni devono capire che devono salvaguardare le pecore, non il lupo. Noi allevatori campiamo con questo lavoro”.

Alberto Mazzoni, vice presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, sostiene che la presenza del lupo per il momento non si possa definire un problema. “Fino a qualche decennio fa gli esemplari erano quasi scomparsi, ora invece ce n’è un certo numero. La situazione è da tenere sott’occhio – ammette - ma finora i casi che abbiamo registrato sono pochi”. Secondo i dati riportati da Coldiretti nel 2017, sull’Appennino emiliano romagnolo ci sono più di 200 lupi ai quali bisogna aggiungere un numero indefinito di ibridi, cioè di capi nati dall’incrocio tra cani e lupi.