Malatestiana Cesena, dai codici medievali ai videogame. "Compiuto il sogno del Malatesta"

La città allarga la Biblioteca comunale più antica d’Europa: nel 1447 Novello volle riunirvi la memoria del mondo

Sala dei Nuti (Foto Ravaglia)

Sala dei Nuti (Foto Ravaglia)

Cesena, 27 marzo 2022 - Nella Biblioteca Malatestiana di Cesena, da qualche giorno, in una sala a pochi metri in linea d’aria dall’Aula del Nuti – con i suoi manoscritti medievali di inestimabile valore –, i ragazzi e le ragazze giocano a Fifa o a Mario Kart davanti a un maxischermo. Il sindaco Enzo Lattuca ha rispedito al mittente le accuse di imbarbarimento della cultura, che pure ci sono state: "È questo – ha chiarito inaugurando il terzo lotto dell’ala moderna della biblioteca, atteso da vent’anni – lo spirito più autentico del volere di Domenico Malatesta".

Il signore di Cesena a un certo punto sognò infatti che la cultura del mondo fosse tutta lì, e fosse aperta a tutti. Era l’anno del Signore 1447: rimasto senza eredi per un voto di castità della moglie, il Malatesta minore vendette le sue saline a Cervia e provò a regalarsi l’immortalità con un castello di libri che sfidasse i secoli. Dopodiché, per far sì che nessuno vietasse mai l’accesso al popolo, affidò per testamento (e questo sì che fu rivoluzionario) la custodia della biblioteca all’amministrazione della città, e non al monastero che quei volumi, grazie ai soldi del nobile signore, trascriveva e ospitava.

La faccia della Biblioteca (Foto Ravaglia)
La faccia della Biblioteca (Foto Ravaglia)

Nacque così la prima biblioteca civica dell’umanità, che oggi, a 670 anni esatti dalla fondazione, è ancora lì, ed è ancora libera. Persino i manoscritti di Novello sono consultabili liberamente, sebbene in digitale, per ovvi timori di danneggiamenti. Fu per lo stesso motivo che negli anni Ottanta, prima di molte altre consorelle nel mondo, la Malatestiana scelse la via dei libri a scaffale che oggi è la normalità: entri, prendi, sfogli, senza intermediari. Nel 2002, con il trasloco del liceo classico, partì il progetto della Grande Malatestiana, che si è concluso oggi.

La parte moderna iniziò a germogliare attorno all’aula del Nuti, rimasta nei secoli identica a come la vide Malatesta nel Quattrocento, senza riscaldamento né luci elettriche per conservarne il microclima che ha permesso al suo sapere di arrivare a noi. Un’integrità che è le è valsa nel 2005 la prestigiosa iscrizione al registro della ‘Mémoire du monde’ Unesco. Con l’inaugurazione del terzo e ultimo lotto, la Grande Malatestiana è arrivata a contare quasi 400mila documenti. Che non sono tanti, se rapportati alle biblioteche nazionali di Roma e Firenze, ma pure alla ’Saffi’ della vicina Forlì.

A renderla peculiare è, ovviamente, l’assortimento. Che ai 343 manoscritti originari dell’aula del Nuti, ai 105 della biblioteca Piana di Pio VII – un altro cesenate –, ai 330 incunaboli, le oltre 5mila cinquecentine e un altro migliaio di manoscritti, affianca un milione di fotografie (500mila formano il solo archivio delle foto di scena originali del Centro Cinema), 100mila libri a scaffale aperto, 20mila testi dell’area ragazzi; e poi riviste, dischi, giornali e, appunto, videogiochi e videogames.

Nasce così l’unico posto al mondo in cui chi varca la soglia può scegliere se visionare il manoscritto ottocentesco dell’Etymologie di Isidoro di Siviglia, fare una partita a Pro Evolution Soccer oppure entrambe le cose in successione. In mezzo resta tutto l’universo dello scibile umano. Sarebbe contento Malatesta Novello, e la sua idea eccentrica di costruire una memoria del mondo che sfidasse i secoli a suo nome. Questi romagnoli, esagerano sempre. Ma a volte capita che ci prendano.