Maltrattamenti nella casa famiglia a Montiano, in carcere marito e moglie

Manuela Gianfanti e Pietro Bagnolini sono stati condannati a 4 anni dopo le denunce di alcuni ospiti minorenni della struttura. Dopo il ricorso in Cassazione la sentenza è diventata definitiva

L’ex titolare della casa famiglia ‘Il sorriso’ di Montiano

L’ex titolare della casa famiglia ‘Il sorriso’ di Montiano

Montiano (Forlì Cesena), 6 dicembre 2022 - Si è conclusa dopo 8 anni la vicenda giudiziaria che ha fatto luce sui maltrattamenti e le violenze avvenuti dentro la casa famiglia il ’Sorriso’ di Montiano e che ha portato in carcere i due ex gestori della comunità: la 64enne Emanuela Gianfanti (nella foto) e il marito 70enne Pietro Bagnolini. Condannati a 4 anni di reclusione in primo e secondo grado dal tribunale e dalla Corte d’appello di Forlì, i due ex gestori della casa famiglia il ‘Sorriso’ sono ricorsi in Cassazione. Il 17 ottobre il giudice della suprema corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, e la condanna a 4 anni è diventata così definitiva e innappellabile. Per questo, nei giorni scorsi la polizia ha dato esecuzione ai due ordini di carcerazione emessi dalla procura, e ha arrestato Emanuela Gianfanti e Pietro Bagnolini, ora detenuti in carcere a Forlì.

Maltrattamenti in una casa famiglia a Cesena: coppia in carcere

L’ex titolare della casa famiglia ‘Il sorriso’ di Montiano
L’ex titolare della casa famiglia ‘Il sorriso’ di Montiano

La coppia aveva cambiato da poco residenza ed è stata rintracciata dalla polizia all’interno del loro domicilio a Cesena. Da lì è stata condotta in questura e poi trasferita in carcere per espiare la pena.

La brutta vicenda, caratterizzata da racconti di percosse, ingiurie, minacce e somministrazione di cibi scadenti ai giovani ospiti della struttura il ’Sorriso’, è stata più volte ripresa anche nella trasmissione televisiva ’Le Iene’. I fatti risalgono al periodo che va da luglio del 2014 a luglio del 2015 e sono emersi dopo che un giovane 15enne ospite della struttura si è confidato col padre confessando i ripetuti maltrattamenti da parte dei due gestori. Si trattava di maltrattamenti continui e quotidiani, ha spiegato il ragazzo al processo. L’accusa a carico dei due gestori del ‘Sorriso’ era di violenza fisica e morale.

Il minore , oltre a denunciare che tutti gli ospiti venivano trattati male, raccontava di schiaffi e percosse subiti da lui e dagli ospiti. Il ragazzo (oggi maggiorenne) ha citato un episodio in cui la responsabile della struttura il ’Sorriso’, essendo stata avvisata di un controllo da parte dell’Ausl, gli aveva intimato di dichiarare che occupava una stanza diversa da quella che gli era stata assegnata perché quest’ultima non era a norma e non poteva essere utilizzata per il soggiorno degli ospiti. Tre minori tra i 12 e i 15 anni (che si sono costituiti al processo con gli avvocati Paolo Camporini e Catia Picchieri) hanno detto di essere stati percossi e minacciati di venire allontanati dalla comunità e spediti nei propri luoghi d’origine ’se non avessero dato retta’. I due gestori erano anche accusati di non aiutare i ragazzini a fare i compiti scolastici, di somministrare cibi scadenti, di conservare in modo non adeguato il cibo, di mantenere i locali in disordine e in condizioni igieniche non appropriate.

Oggi le parti offese del reato sono tutte maggiorenni. Già da anni dalla struttura ‘Il Sorriso’ erano stati allontanati i minori coinvolti nel procedimento e i servizi sociali non inviavano altri ragazzi. Alla luce delle indagini svolte è emerso che le condotte poste in essere dai due gestori della casa famiglia erano in contrasto con quanto prescritto dalla ’direttiva in materia di affidamento familiare, accoglienza in comunità e sostegno alle responsabilità familiari’. I gestori non avrebbero assolto alla funzione educativa e di protezione degli ospiti, non assicurando un’adeguata risposta ai bisogni affettivi e di cura, e non provvedendo in maniera congrua neppure alla loro educazione e istruzione. I due imputati sono stati assolti dallo stesso reato di maltrattamenti per cui erano accusati nei confronti di altri minori che si trovavano nella struttura.