Negozio di moda islamica apre a Cesena

Giovani imprenditrici marocchine cresciute in città aprono un negozio di abiti in linea con i dettami della religione

Keltoum Kamal Idrissi all’interno del negozio che verrà inaugurato oggi (Foto Ravaglia)

Keltoum Kamal Idrissi all’interno del negozio che verrà inaugurato oggi (Foto Ravaglia)

Cesena, 17 aprile 2021 - Le musulmane lo sanno: anche lo hijab ha un lato glamour. Dopo l’apertura di qualche anno fa a Bologna, che suscitò molto clamore, apre a Cesena l’Hijab Paradise, negozio di ‘modest fashion’ fondato dalle giovani imprenditrici Keltoum Kamal Idrissi (già attivista della sezione locale dell’associazione Giovani musulmani italiani) e Fatiha Mouradi, entrambe di origine marocchina e cresciute a Cesena. Oggi inaugura gli ampi spazi in via Cervese 381, nella piazzetta della Coop. Negli ultimi anni in Occidente si sta incrementando il mercato della ‘moda modesta’, caratterizzata da abiti non aderenti, non trasparenti e che coprono gran parte del corpo. La maggior parte delle clienti sono donne di fede islamica e assoluto protagonista è l’hijab: il velo che copre i capelli e il collo lasciando scoperto il viso.

Keltoum Kamal Idrissi, com è nata l’idea di un negozio di questo tipo? "Ho sentito l’esigenza quando ho iniziato a mettere il velo. In Italia per anni le donne musulmane hanno dovuto acquistare all’estero i capi di abbigliamento consoni, realizzati con tessuti di qualità e che fanno sentire a proprio agio. Abbiamo così pensato di creare un luogo che aiutasse le nuove generazioni a sentirsi più incluse. Quando nel 2018 aprimmo a Bologna il nostro negozio di 35 metri quadrati suscitammo molta curiosità e clamore mediatico perché era il primo di questo tipo aperto fisicamente e non solo online. E’ stato un punto di partenza, ora siamo anche nella città che sentiamo a tutti gli effetti casa nostra e dove già c’era il nostro magazzino per l’e-shop".

Che capi si trovano da voi? "Il foulard è il pezzo forte: di svariate dimensioni, colori e fantasie. Sono sciarpe di altissima qualità, per questo abbiamo anche tante clienti non musulmane. Ci sono anche i veli ‘pronti da mettere’ con cuffia incorporata. E poi outfit: camicie e abiti lunghi con tessuti finemente lavorati, adatti per l’estate. Vogliamo togliere dalla testa il senso di tristezza che spesso si accompagna a una donna musulmana che porta il velo. Il capo del momento è il foulard in crepe chiffon, delicato ed elegante".

Come li selezionate? "Facendo molta attenzione sia al trend che ai precetti secondo cui si fonda un abbigliamento islamicamente corretto: non attillato, non trasparente, con braccia e gambe coperte e il capo velato. I veli li importiamo dalla Turchia ma auspichiamo in futuro una produzione made in Italy".

Non temete la crisi dovuta alla pandemia? "La nostra è una grande scommessa. C’è una nuova economia che ancora si fatica a percepire: quella della popolazione musulmana che ha esigenze che si possono colmare facendo business. In particolare quella di seconda generazione ha necessità diverse dai propri genitori. Non parlo solo del vestiario, si pensi all’alimentazione con ristoranti che adottino la macellazione halal oppure a piscine o terme per sole donne".

La questione dell’uso del velo islamico è controversa, si ritiene sia un’imposizione. "C’è un versetto del Corano che afferma che non c’è costrizione nella religione. La scelta di indossarlo è profonda, fatta in totale serenità e prendendo consapevolezza di sé. È un punto finale di un percorso in cui si decide di accettare l’Islam, di rispettare i suoi doveri avendo però i tuoi diritti. Non sono certo una donna oppressa, anzi questo è un modo di esprimere la mia libertà".