Microplant Cesena, "Tassati per sbaglio chiudiamo l'impresa"

Risultano tra i morosi Tari: "Ma per quali rifiuti?". L'azienda fa ricorso al Tar, poi chiude: "Già tante difficoltà, è stata l'ultima goccia"

La titolare Sabrina Masini

La titolare Sabrina Masini

Cesena, 12 maggio 2019 - Tassa salasso. Non c’è stato scampo per ‘Microplant’, azienda agricola di via San Cristoforo 2.135, nella zona di Case Scuola vecchia, che dall’oggi al domani ha ricevuto dal Comune la richiesta di pagamento di cinquemila euro, somma corrispondente al tributo Tari, la tassa sui rifiuti, con tanto di arretrati degli ultimi cinque anni. Un arrivo inaspettato che ha portato i titolari della società Sabrina e Mauro Masini, già in difficoltà, a chiudere i battenti dell’attività di vendita diretta di piante e fiori aperta dal 1998. La classica goccia che fa traboccare il vaso. Eppure: “Noi non produciamo rifiuti – spiega Sabrina –, avendo solo scarti di erbacce e piante destinati al compost. Motivo per cui Hera non fa servizio di ritiro da noi”.

Sabrina Masini, come avete reagito leggendo la cifra richiesta?

“È stata una batosta. La nostra attività a conduzione familiare non ci garantiva grandi entrate e da qualche tempo valutavamo di abbandonarla. La richiesta da parte del Comune ci ha spiazzati, così abbiamo chiuso tutto, sommersi da spese che, tra l’altro, non ci dovrebbero riguardare”.

Siete stati inseriti nella cerchia degli evasori elencati dall’Ufficio tributi del Comune. Sapevate di esserlo?

“Assolutamente no. Non siamo un’azienda indigente. Siamo finiti tra gli evasori senza sapere di non aver pagato un tributo. Ma d’altronde come potevamo immaginarlo? Essendo un’azienda agricola produciamo compost, non abbiamo altri rifiuti. Il fogliame lo ammassiamo in un nostro terreno e pian piano si trasforma in concime. Dal punto di vista giuridico, la trasformazione di rifiuti organici in compost comporta vantaggi significativi, che si riducono in un taglio degli importi altrimenti dovuti a titolo di Tari. Ma per noi non sembra essere così”.

Pur con l’attività chiusa, la multa resta. Che fare?

“Con il sostegno dei tecnici Cia, la Confederazione italiana agricoltori, abbiamo presentato ricorso al Tar”.

Avete ricevuto risposte?

“Ancora no. Aspettiamo notizie dagli uffici comunali da sette mesi, ma siamo fiduciosi. So che sono diverse le aziende che hanno fatto ricorso, avendo ricevuto richieste di somme stellari. Nel conteggio hanno parificato il nostro piccolo punto vendita a un negozio commerciale del centro, senza contare che essendo fuori da Cesena non contiamo sullo stesso indotto registrato da un negozio in piazza del Popolo. In più, non sono state verificate con precisione le metrature del negozio: da 48 metri quadrati ne sono stati calcolati 55”.

Per quale ragione siete arrivati a dismettere l’attività?

“La nostra azienda, nata con mia madre negli anni ’80, cresce ma non ci garantisce entrate adeguate. Il negozietto, inoltre, era stagionale. Ricevere nell’ottobre scorso cinquemila euro di multa ci ha scoraggiati definitivamente. Pagando entro sessanta giorni avremmo potuto ottenere la riduzione di un terzo, ma abbiamo scelto di fare ricorso. Non sappiamo come andrà. Sappiamo solo che in cinque anni nessuno ci ha mai richiesto la riscossione, non sono io che non ho voluto pagare”.