Morte sul catamarano Scelto il rito abbreviato

Davide Pastorelli annegò dopo un tuffo davanti alla fidanzata e agli amici. I due noleggiatori sono a processo con l’accusa di omicidio colposo.

Morte sul catamarano  Scelto il rito abbreviato

Morte sul catamarano Scelto il rito abbreviato

di Annamaria Senni

E’ stata raggiunta un’intesa tra i familiari della vittima e gli imputati nel processo per omicidio colposo per la morte di Davide Pastorelli, il cesenate di 46 anni annegato in mare al largo di Milano Marittima il 27 agosto del 2020. Il processo vede accusati di omicidio colposo i due proprietari del catamarano noleggiato da Pastorelli assieme alla fidanzata e a una coppia di amici. La madre della vittima aveva chiesto un risarcimento danni di 300mila euro per la morte del figlio. Ieri in tribunale a Ravenna sono uscite di scena le parti civili (la madre e la figlia da poco maggiorenne della vittima) uscite dal processo in seguito a una trattativa riservata con gli imputati, che hanno deciso di pagare alle parenti della vittima (tutelate dall’avvocato Alessandro Sintucci e dall’avvocato Manuela Mengucci) una quota forfettaria indipendentemente da una loro eventuale responsabilità penale che potrà essere accertata solo all’esito del procedimento. Il 22 giugno proseguirà il processo a carico degli imputati. Si tratta del 54enne titolare al momento dei fatti di una società velica in concessione a Milano Marittima, e del 26enne addetto alla consegna dei natanti da diporto, difesi dall’avvocato Massimiliano Bacillieri e Domenico Di Berardino. La scelta della difesa è del rito abbreviato condizionato dall’ammissione come prova di una perizia tecnica e nautica che dovrà fare chiarezza sull’accaduto.

Il 46enne annegò dopo un tuffo dal catamarano durante la gita in mare con la fidanzata e la coppia di amici. Secondo la richiesta di rinvio a giudizio, la colpa attribuita ai due imputati è di aver dato a noleggio il natante senza salvagente anulare e relativa cima di recupero. Il 46enne, dopo essersi tuffato verso le 17 senza giubbotto salvagente, anche a causa del vento forte e delle onde alte aveva perso il controllo della situazione non riuscendo più a raggiungere il catamarano e annegando. Davide Pastorelli era scomparso alla vista degli amici proprio durante il tentativo di avvicinamento. Il suo corpo era stato recuperato attorno alle 10 del giorno dopo dalla guardia costiera. In seguito all’autopsia non vennero evidenziate droghe o alcol nel corpo della vittima e fu stabilito che il decesso fu causato dall’annegamento. In passato Pastorelli aveva dovuto fare i conti con qualche guaio legato a sostanze stupefacenti. In prima battuta la procura, in seguito a specifica consulenza, aveva escluso nesso causale tra decesso e assenza del salvagente. Interpretazione non condivisa dagli avvocati Alessandro Sintucci e Alice Magnani che si erano opposti. Il gip Andrea Galanti, nella sua ordinanza per l’imputazione, ha così stabilito che "il salvagente anulare con cima prescritto dalla normativa, se fosse stato in dotazione e utilizzabile dai presenti, avrebbe potuto evitare la morte di Pastorelli" e i compagni avrebbero "potuto lanciare il salvagente all’amico in difficoltà".