"Muro di Berlino, le mie foto nel film sulla caduta"

Il cesenate Gabriele Savoia era nella capitale tedesca 30 anni fa, il giorno dell’abbattimento: 40 suoi scatti nella pellicola in onda su Rai 5

Gabriele Savoia mostra un suo scatto del 1989, durante la caduta del muro di Berlino

Gabriele Savoia mostra un suo scatto del 1989, durante la caduta del muro di Berlino

Cesena, 9 novembre 2019 - Il treno corre verso Berlino. Perché Berlino è una città che non si dimentica, dopo averla vissuta trent’anni fa. La sera del 9 novembre 1989 il cesenate Gabriele Savoia era là, a casa di alcuni amici, quando sentì arrivare una telefonata che nessuno aspettava: «Dissero che la sbarra era alzata, che si poteva passare. Così ho assistito in diretta all’apertura della frontiera e all’abbattimento del muro. Eventi che mi hanno segnato per sempre.

Ero riuscito ad ottenere un mese di ferie dal lavoro spiegando che avrei voluto imparare il tedesco ed ero partito, non per la prima volta in verità, perché il viaggio del mio ‘debutto’ era stato due anni prima, nel 1987. Certo, nell’aria si respirava fermento, qualche settimana prima c’era stata una visita di Gorbacev, ma non avrei mai pensato che tutto succedesse così velocemente, davanti ai miei occhi. Corsi nel mio appartamento per prendere la macchina fotografica e mi fiondai al muro col solo pensiero di scattare quanto più possibile».

Ha continuato a farlo anche nei giorni successivi, raccogliendo centinaia di immagini che raccontano un’epoca che cambia. E che questa sera saranno parte integrante del docufilm ‘Il Muro’ girato dalla casa di produzione forlivese Horizon e che verrà trasmesso alle 21.15 su Rai 5.

«Ringrazio tanto Marco Cortesi e Mara Moschini, che presentandomi il loro progetto hanno fatto rinascere in me la passione per la fotografia. È stato bellissimo, sono andato pure a vedere il set dove giravano. Hanno detto che hanno utilizzato una quarantina di miei scatti: non vedo l’ora di vederli in tv. Così, dopo decenni di ‘digiuno’ sono tornato ad acquistare una macchina fotografica che ho qui con me, sul treno che viaggia verso Berlino. Voglio ricominciare da dove avevo terminato. Dalle immagini di un luogo che farà per sempre parte di me».

In effetti Savoia da allora praticamente ogni anno è tornato nella capitale tedesca, immergendosi nello spirto di una nazione che cambiava a grandi passi attorno alla Porta di Brandeburgo. «Prima c’erano la festa incontrollata, il muro che veniva preso a picconate e la voglia di abbracciare chiunque. Me compreso, non so quante volte. Poi sono emerse le differenze tra chi era vissuto da una parte e chi dall’altra».

«E con esse – conclude Savoia – sono arrivati i problemi: così il clima è nuovamente cambiato. Però la città era anche un crogiolo di artisti e intellettuali di ogni genere, ognuno dei quali portava suoi personalissimi contributi a una comunità che vedevo mutare viaggio dopo viaggio».