Nessuno vuole le batterie Sono un potenziale pericolo

L’odissea di una famiglia alluvionata in una casa in cui abita da due mesi

Nessuno vuole le batterie  Sono un potenziale pericolo

Nessuno vuole le batterie Sono un potenziale pericolo

di Paolo Morelli

"Avevamo in casa tre bombe e non lo sapevamo!". Valentina Cola e Davide Ermeti, coppia di bancari con due figli in tenera età, avevano coronato un paio di mesi fa il sogno di una vita: avere una propria casa indipendente costruita con le più moderne tecnologie nella zona dove vivono i genitori. Invece stanno vivendo come in un incubo a causa dell’alluvione.

"Quel che ci fa arrabbiare – raccontano Valentina e Davide – è che non ci siamo alluvionati per l’esondazione del Savio, ma per le acque che uscivano dalle fogne intasate e sovraccariche. L’acqua del fiume è arrivata dopo. E dire che tra i vari balzelli pagati per poterci costruire la casa c’era anche quello per l’allaccio alle fogne!".

di Valentina e Davide è in via Metauro, all’interno del triangolo formato da via Bonci, via Savio e Subborgo Brenzaglia, sulla sinistra del Savio, nei pressi del Ponte Vecchio..

Quando vi siete allagati?

"Martedì 16: una nostra amica ci aveva appena tranquillizzati dicendoci che c’era ancora un buon margine prima che il fiume arrivasse in cima all’argine, quando ci siamo accorti che dagli infissi della tavernetta trafilava acqua con sempre maggiore intensità. Abbiamo cercato di mettere in sicurezza staccando dalla rete la caldaia e gli altri servizi del vano tecnico, adiacente alla tavernetta, comprese le tre batteria per l’accumulo dell’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico che abbiamo sul tetto, e siamo saliti al piano terra. In breve l’acqua è arrivata a sommergere totalmente tutti i vani interrati".

Poi cosa è successo?

"Due giorni dopo siamo riusciti a togliere l’acqua e a riattivare l’energia elettrica, dopo altri cinque giorni la caldaia per la produzione di acqua calda".

E le batterie?

"Sono rimaste al loro posto fino a sabato scorso, scollegate dalla rete, non sapevamo che avrebbero potuto reagire molto tempo dopo essere state sott’acqua".

Quando vi siete accorti che c’era un problema?

"Sabato mattina verso le 5.30 ho sentito degli scoppi – risponde Valentina –, mi sono alzata e sono scesa nel locale tecnico, ho visto che da una batteria usciva del fumo maleodorante e si sentiva come uno sfrigolio. Ho chiamato mio marito e abbiamo dato l’allarme all’artigiano e al tecnico che ci hanno curato gli impianti, poi abbiamo allontanato i bambini e quindi abbiamo chiamato i vigili del fuoco che hanno preso le batterie e le hanno portate in giardino immergendole in contenitori d’acqua. Sono stati molto gentili ed efficienti, per maggiore sicurezza hanno delimitato l’area del giardino e della strada. Ma ieri mattina i tecnici del Comune hanno tolto la delimitazione della strada e ora c’è un’auto parcheggiata a un paio di metri dalle batterie".

A chi tocca rimuoverle?

"Bella domanda, Il costruttore Huawei, interpellato dall’installatore, dice che la garanzia non copre l’alluvione, anche se abbiamo già pagato una quota per lo smaltimento; Hera dice che non è di loro competenza, in Comune nessuno sa qualcosa e si passano la palla da un assessorato all’altro, ditte specializzate non ne abbiamo trovate. Per cui le tre batterie sono ancora immerse nell’acqua nel nostro giardino".